ABRUZZO E FONDI EUROPEI COSA SUCCEDE?

di Roberto Di Gennaro

È necessario un concreto cambio di passo per cercare di recuperare, almeno in parte, il terreno perso fino ad ora.

LO “SCORE” NEGATIVO PER L’ABRUZZO PARTE DA INTERREG ITALIA-CROAZIA

Zero su ben cinquanta progetti europei finanziati. Questo il desolante bottino conseguito dall’Abruzzo nella seconda “call” del programma di cooperazione territoriale europea Interreg Italia-Croazia. La pubblicazione lo scorso luglio delle graduatorie finali del pacchetto di 4 bandi dedicato ai Progetti Standard, per un ammontare complessivo di oltre 101 milioni di euro, ha segnato uno “score” decisamente negativo per il territorio abruzzese, ancor più grave se si considera il numero ristretto di aree regionali partecipanti a questo programma (7 per l’Italia e 8 per la Croazia). Il confronto con altre realtà italiane è impietoso in questa specifica occasione. Il Veneto, Autorità di gestione del programma, la fa certamente da padrone, ma anche regioni come Marche e Molise sono riuscite a ottenere risultati decisamente positivi sui finanziamenti delle proposte presentate. Le istituzioni abruzzesi rimangono quindi al momento, nell’ambito del programma Italia-Croazia, con l’unico progetto conseguito durante la prima procedura (Progetti Standard+). Difficile determinare con precisione le ragioni di una simile débâcle regionale, se possano essere riferite a uno scarso appeal degli elaborati progettuali candidati o a possibili incomprensioni a livello di relazioni istituzionali con gli altri partner. Certo è che si tratta di un esito sorprendente per una regione, l’Abruzzo, che è stata fino a poco tempo fa Autorità di gestione del programma Ipa-Adriatic, importante programma di cooperazione transfrontaliera a cui partecipavano molte delle stesse realtà territoriali coinvolte in Interreg Italia-Croazia e che è promotrice, con ambizioni da protagonista, del percorso strategico della macroregione Adiatico-Ionica (Eusair).

PER L’ABRUZZO RITARDI ANCHE NELL’IMPIEGO EFFETTIVO DEI FONDI STRUTTURALI EUROPEI

Si auspica adesso un pronto riscatto già con l’attuale “call” del programma Interreg Adrion, lo strumento principale attraverso cui si finanzia proprio la strategia Eusair e ideale estensione e prosecuzione dello stesso Ipa-Adriatic e del programma di cooperazione transnazionale South East Europe (See). La “deadline” per la presentazione dei progetti in questa “call” (la seconda di Adrion) era stata posticipata a luglio e si attende quindi in questa fase l’elenco delle proposte approvate. Ricordiamo di passaggio che, con la precedente “call” di Interreg Adrion, l’Università di Teramo era riuscita ad aggiudicarsi, in qualità di capofila, il finanziamento per un proprio progetto. Queste difficoltà riscontrate sul fronte dei programmi di cooperazione territoriale vanno purtroppo a sommarsi alle problematiche gestionali emerse in merito alla capacità di spesa abruzzese dei fondi strutturali europei, Por Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) e Por Fse (Fondo sociale europeo). Non si sono ancora placati, infatti, gli echi polemici dei mesi scorsi a seguito dei report dell’Ue che evidenziavano il gap eccessivo della Regione Abruzzo nella rendicontazione della spesa (la certificazione sui fondi Fesr si attestava a soli 400mila euro su 231.5 milioni, mentre sul Fse a 3.5 milioni su 142). Ancora recentemente, a luglio, un’inchiesta pubblicata nell’inserto Affari&Finanza del quotidiano “La Repubblica” documentava lo status abruzzese di fanalino di coda italiano nell’impiego effettivo dei fondi strutturali europei, con un misero 2% nell’utilizzo del Fse e un forte ritardo anche per quanto riguarda il Fesr.

OCCORRE UNO SCATTO VIGOROSO DA PARTE DELLE ISTITUZIONI ABRUZZESI PENSANDO ALL’EFFICACIA DEI RISULTATI E ALLA CORRETTEZZA DELL’ALLOCAZIONE DEI FONDI

L’Abruzzo è a questo punto sotto il monitoraggio periodico delle istituzioni europee. Il dibattito interno consumatosi da inizio anno ha via via messo sotto la lente diversi aspetti implicati: dalle modalità di amministrazione del cronoprogramma delle risorse da spendere, all’esiguo numero di bandi e avvisi emessi, fino ad arrivare alla gestione generale dello stesso sistema dei finanziamenti. I mancati benefici di questo ritardo, in particolare per il tessuto produttivo locale, possono compromettere una straordinaria possibilità di sviluppo, così come il rischio paventato di un’eventuale restituzione dei fondi inutilizzati. È fondamentale un repentino cambio di passo per cercare di recuperare almeno in parte il terreno perduto. Da questo punto di vista, una pubblicazione più serrata dei bandi potrebbe aiutare (ma non bastare). Proprio a settembre sono in scadenza due bandi regionali di interesse: l’avviso per sostenere progetti di ricerca industriale nel campo delle “Scienze della Vita” (Fesr) e il bando per la promozione dei piani di conciliazione vita-lavoro nell’ambito del welfare cooperativo (Fse). L’accelerazione complessiva della capacità di spesa regionale, però, deve avvenire nel contesto di un accurato monitoraggio degli effetti generati delle risorse messe a disposizione e dal contenimento di possibili dispersioni, onde evitare ulteriori aggravi rispetto alle presenti difficoltà di impiego dei fondi. La Regione Abruzzo spende somme significative per l’assistenza tecnica nella valutazione dell’impatto delle risorse utilizzate. Si deve poter conoscere e misurare, quindi, l’efficacia dei risultati e la correttezza dell’allocazione dei fondi. In conclusione, le istituzioni abruzzesi sono chiamate a uno scatto vigoroso nel miglioramento delle performance di accesso e gestione dei fondi europei, soprattutto in un periodo in cui è fondamentale ottimizzare al massimo i canali di finanziamento e le risorse a disposizione. Una condizione divenuta ormai imprescindibile per poter diffondere gli opportuni benefici sul tessuto produttivo locale e per intercettare i timidi segnali di ripresa in atto con interventi mirati e efficaci.