di Chiara Patitucci
Pizzelle, borlenghi, brigidini, canestrelli, ciacci, necci, cancellate, griglie, ciancarelle: possono essere sottili, alte, morbide o croccanti, con la cannella, l’anice o l’arancia grattugiata, con olio o con burro, con il vino bianco, il Vermouth o il Vin santo. Cosa sono? Varianti regionali, dolci o salate, a base di pasta (cialda) cotta in un ferro arroventato, più comunemente note come neole o ferratelle, dolce tipico non solo abruzzese ma italiano in genere, noto in Nord Europa con il nome di “waffle” o “goffre”.
A Spoltore (Pescara), Cbe Elettrodomestici produce, dagli anni ’70, le biscottiere con le quali si preparano le ferratelle, quando Ennio Lauterio decide di utilizzare la sua piccola fonderia di alluminio per produrre le biscottiere adatte a cuocere il suo dolce preferito. Da allora Cbe è diventata l’azienda ambasciatrice delle ferratelle nel mondo: in un mercato che è quasi tutto d’importazione, in questo caso, la produzione avviene interamente in Abruzzo, per un prodotto davvero “Made in Italy”. Negli anni ’80 Marco subentra al padre Ennio e inizia un lavoro di ricerca e sviluppo, che lo porta a sviluppare ben venti modelli di biscottiera, con disegni e forme differenti, adatte a cucinare le numerose tipologie di ferratelle che spesso in ogni paese, e persino famiglia, si declinano in maniera diversa e originale. Le biscottiere Cbe Elettrodomestici sono costruite con alluminio di lega primaria e prive di Teflon.
L’azienda esporta in Paesi come Australia, Francia e Venezuela e i suoi prodotti sono venduti in negozi al dettaglio, all’ingrosso, ferramenta e casalinghi, ma anche in bar e pasticcerie per i quali esiste una linea di prodotto ad hoc. Ultima nata in casa Cbe è la bistecchiera per la cottura degli arrosticini e della carne, realizzata in acciaio inox, smontabile e lavabile in lavastoviglie. Marco Lauterio e il suo staff hanno impiegato 5 anni per studiare un metodo innovativo di cottura, che limitasse la dispersione di calore evitando bruciature e, al contempo, non riducesse eccessivamente la percentuale di grasso presente nella carne. Ma cosa significa vendere prodotti così tradizionali? È soprattutto un fatto di cultura: le ferratelle, ma adesso anche gli arrosticini, non hanno un mercato solo locale come può sembrare.
Fondamentale è, ovviamente, la parte divulgativa: la ricerca di ricette sempre nuove, senza latte, senza uova, con poco zucchero o con dolcificanti naturali. Sono state testate farine di grani antichi come farro, saragolla e solina, le farine di riso, di mais e di legumi, in un percorso a ritroso che ci riporta alle radici culturali delle nostre abitudini gastronomiche. Un lavoro continuo di ricerca e sperimentazione portato avanti con dedizione, che sta portando l’azienda a sviluppare nuovi modelli di biscottiere per ottimizzare anche i processi produttivi delle ferratelle, in particolare per panifici e pasticcerie. Dalla produzione alle ricette, l’idea alla base è valorizzare i prodotti e i saperi locali, vero patrimonio culturale della nostra regione.