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MARZO – APRILE 2020

Quando è scoppiata l’emergenza Coronavirus in Italia, stavamo lavorando assiduamente per realizzare il nuovo numero di Abruzzo Magazine, il secondo numero di questo 2020. Un iter fatto di contatti con le aziende, visite della troupe di redazione nei loro uffici e stabilimenti per capire da vicino la storia, il modello di business e le evoluzioni. E poi interviste “de visu” con capitani e manager, servizi fotografici originali, ore di lavoro che spesso sfociavano in dei veri e propri rapporti di amicizia con i tanti interlocutori. All’improvviso tutto è cambiato: mantenere le distanze, indossare mascherine e guanti per proteggersi, non potersi ritrovare più in gruppo, smart working, chiusura totale… Difficile andare avanti, con le notizie di morte e collasso degli ospedali che provenivano in gran parte dal Nord. Ancor più complicato cercare di infondere fiducia, come siamo abituati fin dal 2006. Adesso, invece, un momento di disorientamento totale. In questo scenario, con un’uscita che si avviava verso la messa in stampa, la nostra decisione è stata quella di non fermarci. Di continuare a essere ciò concreti operatori dell’informazione. Un’informazione legata al tessuto economico-produttivo che guarda al racconto delle migliori “case history” e, ormai, viaggia su più canali: tradizionali, rappresentati dalle 20mila copie cartacee a bimestre, e digitali, con sito web, newsletter periodiche, l’impiego di Facebook, LinkedIn e Instagram. Nelle prossime pagine, negli articoli e nelle immagini, troverete quella che era la routine fino a pochi mesi fa e che speriamo possa tornare a essere presto una bellissima abitudine. Il risultato è frutto del nostro impegno e della preziosissima collaborazione delle diverse imprese. A loro va un grazie speciale, per aver dimostrato la forza di combattere e la possibilità di presentarvele attraverso volti, numeri e progetti futuri. Sì, perché è un domani sicuramente migliore quello che ci aspetta. E allora è bello scoprire come la società aquilana Unirest ha presentato all’amministrazione comunale del capoluogo un disegno ambizioso, per ridare vita al Ponte Belvedere. Un’opera che pensa in grande, che potrebbe diventare il simbolo, il punto di riferimento della città e della sua rinascita. Non mancano quei “campioni nascosti” come la Sicma di Miglianico (Chieti), specializzata nella meccanica agricola e parte del Gruppo Aurora che fattura quasi 25 milioni di euro ogni anno, o la giovanissima Apio, che ha da pochissimo lanciato sul mercato la piattaforma Trusty che traccia, attraverso blockchain, le produzioni agroalimentari di qualità; oppure Nova Cartotecnica Roberto, capace di finire al diciannovesimo posto, su oltre 400 realtà nazionali, nella speciale classifica stilata da Sole 24 Ore e Statista sui “Leader della crescita 2020”, o Top House, che ha presentato il marchio Earthmade per una linea costituita da profumatori a bastoncino, candele e deodoranti per auto fatti con oli essenziali naturali; ancora Francesco Carullo, l’artigiano 2.0 che alle sapienti tecniche di una volta unisce le tecnologie più innovative, o gli architetti Matteo Amicarella e Giovanna de Simone che hanno vinto il concorso per la progettazione del terminal ferroviario della città cinese di Xi’an; l’attenzione è pure su un “big player” come il pastificio De Cecco che non conosce crisi e apre il cda a membri indipendenti del calibro di Gianni Letta, Bruno Pavesi e Mario Boselli, per puntare, chissà, alla quotazione a Piazza Affari. Lo sviluppo è, alla stessa maniera, nell’inaugurazione della filiale della Bcc di Pratola Peligna a Francavilla al Mare (Chieti). Apertura che rientra in un piano preciso che ha portato la Banca, nell’ultimo quinquennio, a estendere la presenza dalla Valle Peligna prima anche a Caramanico Terme (Pescara) e poi a Manoppello Scalo e Chieti Scalo (Chieti). Con logiche di localismo, attenzione al territorio e finalità mutualistiche. Valori che ora più che mai dovrebbero essere d’esempio per tutti.