LE CITTÀ VANNO SEMPRE PIÙ IN BICI ANCHE GRAZIE A ICAR

di Luciana Mastrolonardo

Il Covid ha cambiato l’approccio al mondo delle due ruote “green”. A Pescara, due giovani imprenditori, rilanciano con Icar un’attività storica. In più un progetto innovativo incentrato sulla vendita e l’assistenza tecnica.

COM’È CAMBIATO IL SETTORE DELLE BICI CON IL COVID. LO ABBIAMO CHIESTO A DANIELE FLOCCO E GIANLUCA DI GENNARO DI ICAR

Ad aprile 2020, durante e dopo il primo lockdown, quando le città sembravano dei teatri vuoti, in cui si contavano le macchine in strada sulle dita di una mano, gli abitanti hanno riscoperto la bicicletta come mezzo di trasporto per tragitti brevi, ma non solo. La possibilità di poter girare senza pericolo, in strade pressocché deserte, con un mezzo singolo, che garantiva distanziamento fisico, ha fatto esplodere la richiesta di bici in tutto il mondo. Grazie anche agli incentivi statali in tutta Italia, è stata una corsa all’acquisto di mezzi di micromobilità che continua ancora. «Non si tratta più soltanto della classica bicicletta muscolare, per uomo, donna o bambino. Il mercato ultimamente è cresciuto tantissimo: bici elettriche, bici cargo, monopattini, mezzi di trasporto che per la città sono perfetti e permettono ogni tipo di spostamento quotidiano, oltre a tenere in forma e far bene alla salute». A raccontarcelo è Daniele Flocco che, con il suo socio Gianluca Di Gennaro, gestisce l’azienda Icar, il più grande ingrosso di cicli accessori e ricambi d’Abruzzo, in Viale Abruzzo a Villa Raspa di Spoltore (Pescara). In due enormi capannoni, i due giovani imprenditori hanno saputo rinnovare il lavoro fatto negli anni dai vecchi soci e hanno sviluppato un nuovo mercato on line, che vende in tutto il mondo.

LE OFFICINE ICAR PER L’ASSISTENZA E IL NOLEGGIO DI BICI

In questi giorni stanno anche aprendo punti di vendita, riparazione, assistenza all’interno dei tessuti urbani e turistici. «Mio padre e altri soci hanno iniziato questa attività nel 1980, inizialmente solo come ingrosso di bici, poi, aumentando la richiesta, con la vendita al dettaglio. L’azienda ha saputo capire le esigenze del settore ed è diventata leader a livello locale nella distribuzione. Oggi abbiamo 12 dipendenti, lavoriamo su tre regioni (Abruzzo, Marche e Molise) e vendiamo circa 5mila bici l’anno – sottolinea Gianluca Di Gennaro -». Nell’ultimo anno, in piena pandemia, hanno deciso di ampliare il loro mercato con una nuova società che affianca Icar e, con il nome di Officine Icar, si propone di sviluppare piccole ciclofficine che diano assistenza a livello meccanico e noleggio di bici, ubicate in zone prevalentemente turistiche a passaggio fortemente ciclabile. I negozi sono di due tipi, fissi in città, come ad esempio a Pescara in via d’avalos, dove la bici è usata tutto l’anno come mezzo di trasporto, e invece dei “temporary store”, che durano solo primavera ed estate, in paesi o località prevalentemente turistiche, come a Pineto (Teramo), in via Gramsci. «Questo è un modo per noi per diffondere la cultura delle bicicletta. Ci piacerebbe affiancare i Comuni nell’offerta di servizi diffusi gratuiti di assistenza e manutenzione bici, con ciclofficine popolari.

PER ICAR L’IMPEGNO DI MIGLIORARE LA VIVIBILITÀ E LA SALUTE DEI CITTADINI

Infatti, da quando c’è il Covid, la vendita, e di conseguenza la richiesta di manutenzione bici, è aumentata molto e abbiamo deciso di dare un servizio più diffuso per il territorio, da collocare là dove è più utile – aggiungono Flocco e Di Gennaro -. Per stare al passo con l’innovazione, abbiamo deciso di puntare anche sull’e-commerce aumentando il bacino di utenza e cercando di capire al meglio anche come si muove il mercato della bicicletta in generale, per poter intercettare quelle che sono le evoluzioni continue delle esigenze. Le prospettive sono di aprire vari punti vendita in Italia e aumentare l’ingrosso verso altre regioni d’Italia». L’aumento della micromobilità e della ciclabilità è anche una buona notizia per le città, che con il diminuire della portata del trasporto pubblico, devono rispondere alla necessaria diminuzione di anidride carbonica in atmosfera di cui i nostri mezzi di trasporto sono i maggiori produttori. Ci chiediamo quale possa essere il futuro di questi mezzi, che ormai dominano le nostre città. Flocco non ha dubbi: «Il domani in Italia è il miglioramento del comfort invernale. In altri Paesi più freddi del nostro le biciclette sono un mezzo estivo e invernale, non solo impiegato nella stagione calda. Non si tratta solo di una barriera culturale, ma anche di equipaggiamento, come con la neve. Una volta che si diffonderanno impermeabili e altri indumenti al servizio di chi va in bici con la pioggia o con il vento, anche questo tabù, tutto italiano, sarà sfatato e ci troveremo a vedere correre per i nostri centri urbani bici tutto l’anno, migliorando la vivibilità delle nostra città e la salute degli abitanti».