di Andrea Beato – Foto Mattia Astolfi
Anna Maria e Loreto Di Rienzo guidano il Gruppo Dyloan. Una doppia anima, Bond Factory (manifattura) e Dyloan Studio (ricerca & sviluppo), capace di conquistare i migliori marchi della moda. Per i 30 anni di attività una serie di progetti rivoluzionari: si punta su innovazione, tecnologie e qualità per continuare a proiettarsi nel futuro. Storia di successo “made” in Abruzzo.
BOND FACTORY: I FRATELLI ANNA MARIA E LORETO DI RIENZO
Questo è un esempio totalizzante di come fare impresa, con successo, partendo dall’Abruzzo. Case history che andrebbe raccontata e studiata nelle scuole, nelle università, in convegni e dibattiti organizzati da associazioni di categoria e politica, quando si fatica a trovare la giusta concretezza. Realtà da far conoscere all’intero territorio, per innescare un sano orgoglio e trasmettere, soprattutto alle nuove generazioni, l’idea che un percorso virtuoso è possibile, pur mantenendo la base operativa in una regione come la nostra. Nella sede di Chieti Scalo (Chieti), dove è facile incontrare il gotha dell’eleganza e dello stile, si respira un mix perfetto di progresso e tradizione. 30 anni di attività, ma nulla è ancorato al passato. Sguardo e mente indirizzati verso il futuro. Futuro che qui si traduce in ricerca, artigianalità, tecnologia, sostenibilità, relazioni e condivisioni. Gli artefici di cotanta affermazione sono i fratelli Anna Maria e Loreto Di Rienzo, originari, per dovere di cronaca, di Pescopennataro (Isernia). Un slancio inimmaginabile, dal piccolissimo paese molisano, trasferendosi poi nel teatino, fino alle più prestigiose maison e passerelle mondiali. Sempre con passione e umiltà. «E dire che nel 1987 – sottolineano i due -, prima di costituire la società, non avevamo nemmeno pensato a come chiamarla. Presi troppo dall’entusiasmo e dalla voglia di fare. Durante un breve brainstorming al bar, dettato dalle circostanze e dalla frenesia, è saltato fuori Dyloan (l’unione fra le iniziali del cognome e dei nomi, la “y” solo per un tocco anglofono, ndr)». I passi d’avvio sono racchiusi in una macchina da ricamo Cornely, in grado di decorare e personalizzare il tessile e la biancheria per la casa. Alla “manualità” presto si affiancano aspetti legati a sotware e metodi di programmazione. «Riuscivamo così a trasformare un lavoro meramente esecutivo in un qualcosa di creativo. Tre, quattro soluzioni diverse e l’interpretazione arricchita dalla propositività».
I MIGLIORI MARCHI DELLA MODA PER BOND FACTORY
Principio imprescindibile diviene lo spingersi oltre, verso territori fuori dal comune, lo sperimentare tecniche come l’alta frequenza, il laser, l’agugliatura, l’ultrasuono, l’accoppiatura, la stampa serigrafica e digitale, la modellazione 3d. «Siamo stati tra i primi a combinare più processi insieme e a portare, nel fashion, la termosaldatura per legare, costruire e ornare stoffe di varia natura. La forza del calore al posto delle tradizionali cuciture». Con plus del genere, prendono il via le collaborazioni con big di fama internazionale. «A cominciare da Gianfranco Ferré, Versace, Trussardi, Dolce&Gabbana… Senza mai porci come semplici fasonisti, contoterzisti». Al contrario, un dialogo aperto e continuo, teso a generare semilavorati, tessuti, capi finiti, accessori, veri e propri concept estetici innovativi». L’azienda, intanto, prende forma, configurandosi come un gruppo composto da una doppia anima: «Bond Factory e Dyloan Studio. Specializzazioni complementari, manifattura e R&S, che conseguono l’obiettivo comune di offrire innovazione nel campo del prodotto moda». Nel percorso di crescita non mancano momenti difficili. Come nel 2005/2006, quando il comparto italiano entra progressivamente in crisi, con una forte saturazione e problemi finanziari. «A quel punto, avremmo potuto decidere di fermarci o delocalizzare all’estero, invece abbiamo scelto di diversificare». La Francia diventa il mercato di riferimento, conquistando clienti del calibro di Chanel, Louis Vuitton, Hermès, Balenciaga, Yves Salomon e Paco Rabanne. «Oggi anticipare le richieste di brand e consumatori è fondamentale. Il sistema sta subendo molte trasformazioni, soprattutto per quel che riguarda la parte commerciale. Occorre inventare modalità originali, strumenti moderni per comunicare e vendere gli articoli». Non a caso, in Dyloan le novità più recenti si identificano con Anfibios, capospalla termosaldato a marchio proprio, personalizzabile, distribuito direttamente, e in una serie di “new business”, contratti di licenza, sviluppati con alcuni designer emergenti. «Il raggio d’azione è globale, senza però mai dimenticare le origini. Il contesto in cui ci muoviamo è dinamico ed è nostra precisa volontà essere fabbrica aperta, mettendo a disposizione know-how ed esperienza accumulati nel tempo. Fiere, eventi, progetti speciali, partnership con altre organizzazioni, investimenti in metodi rivoluzionari e nel rispetto per l’ambiente ci vedranno sempre protagonisti. In prima linea per affermare l’immensa qualità del made in Italy, del made in Abruzzo».