CANTINE MUCCI VINI DI STORIA DALLA COSTA DEI TRABOCCHI

di Francesco Paolucci

Le radici di Cantine Mucci affondano nell’800. Partendo da Torino di Sangro (Chieti), la voglia di misurarsi con l’innovazione verso i mercati locali e anche esteri: dal Nord Europa fino al Giappone.

CANTINE MUCCI: LA SCOMMESSA DI AURELIA E VALENTINO MUCCI

Si arriva a Cantine Mucci percorrendo una strada che sinuosa sale su colline stracolme di vigneti e uliveti accarezzati dalla brezza del mare, distante poco meno di dieci chilometri. Siamo in Contrada Vallone di Nanni e da Cantine Mucci si vede il paese di Torino di Sangro (Chieti), posato su un colle a dominare il paesaggio. Arrivati nella sede, recentemente ristrutturata, ad accoglierci c’è Aurelia Mucci, amministratrice con il fratello Valentino. Insieme portano avanti l’azienda con una storia che affonda le sue radici nella seconda metà dell’800. Luigi Mucci, trisavolo dei proprietari, dopo aver frequentato la scuola pratica di enologia a Scerni (Chieti) si è diplomato come tecnico enologo nel 1895. «Noi oggi rappresentiamo la quinta generazione – racconta Aurelia Mucci -. La società vera e propria nasce, però, nel 1982 come azienda vinicola e, nel 1984, mio padre Nicola e mio nonno Valentino hanno acquistato il primo impianto di imbottigliamento». Così, in questo 2022, Cantine Mucci taglia il traguardo dei quaranta anni, portando avanti una tradizione mai interrotta dal 1895. Da azienda agricola, nel 1996, avviene il passaggio a società e con Aurelia e Valentino, soci alla pari, nasce poi “Cantine Mucci”. «Un processo naturale ha portato me e mio fratello a continuare quello che i nostri predecessori hanno iniziato – continua Aurelia Mucci in una splendida sala per degustazioni che si affaccia sui vigneti -. Nostro padre e i nostri nonni ci hanno insegnato il rispetto per la natura. Ricordo mia nonna che quando zappava e per sbaglio colpiva le piantine, parlava con loro per chiedere scusa. Una grande sensibilità nei confronti della terra e dei suoi frutti. L’insegnamento di un modo di lavorare, con dedizione e passione. L’etichetta della prima bottiglia è, infatti, “Valentino” ed è dedicata al nonno». Aurelia Mucci si occupa della gestione della produzione e, soprattutto, del confezionamento e imbottigliamento, oltre che di parte dell’amministrazione; suo fratello Valentino, invece, fa il vino e proprio da una sua idea nasce una delle bottiglie più iconiche delle Cantine, il Kubbadì. «È un progetto del 2005, quando abbiamo impiantato un vigneto pensando proprio a questa bottiglia. Il vigneto è composto da quattro vitigni: due autoctoni, Montepulciano e Sangiovese, gli altri internazionali, MerlotCabernet Sauvignon. Da questo blend di uve, con percentuali che variano a seconda dell’annata, viene fuori un vino abbastanza strutturato, che affina in barrique di rovere francese per diciotto mesi e in bottiglia per altri cinque. Valentino, mio fratello, ha voluto sperimentare e ci piaceva l’idea di unire quattro vitigni. Quattro come le corde del violoncello, strumento che è rappresentato sull’etichetta. È un vino da meditazione, ricorda molto i frutti rossi e può essere bevuto sia da solo oppure accompagnato con la cioccolata fondente». Sembra un nome esotico Kubbadì e invece no. Torna ancora la tradizione. Il significato è “Ma perché” ed è un termine che si usa solamente a Torino di Sangro, un temine arcaico che usavano i bisnonni.

I MERCATI LOCALI ED ESTERI DI CANTINE MUCCI

«Amiamo la tradizione, ma anche la ricerca e la sperimentazione. Non siamo orientati alla grande distribuzione, ma ad una clientela di nicchia come enoteche e ristorazione. L’innovazione è importante e siamo aperti ai nuovi mercati e alle nuove tendenze. Lavoriamo molto con l’estero: dal Nord Europa agli Stati Uniti e anche in Giappone. Abbiamo clienti storici in Germania e Svizzera e poi c’è la Cina, qualche cliente in Libano, Corea, Australia, Romania e, da poco, ci siamo aperti anche al mercato spagnolo». Cantine Mucci, dunque, tocca mercati stranieri importanti tanto che il settanta per cento del fatturato è il risultato delle vendite all’estero. «Abbiamo interlocutori tedeschi e danesi conosciuti venticinque anni fa, alla nostra prima fiera – afferma Assunta Giannico, che si occupa della promozione e dei contatti con l’estero -. Cerchiamo costantemente di equilibrare la qualità del nostro prodotto con un’ottima immagine. Siamo molto attivi per far conoscere i nostri vini. La pandemia ci ha penalizzato per alcuni aspetti, ma ha reso possibili cose prima impensabili. Ad esempio le degustazioni online. Ne abbiamo in programma una la prossima settimana con un’enoteca tedesca. Un centinaio di persone saranno collegate via Zoom per una degustazione in remoto. Il cliente ha scelto tre nostri vini e dopo una presentazione dell’azienda, inizieremo a parlare del vino che potranno bere perché spedito in precedenza. Sarà un raccontare, ma non di persona». Cantine Mucci conta circa venti ettari di vigneti, con una produzione di oltre duecentomila bottiglie l’anno, numero ovviamente variabile a seconda dell’annata. «Abbiamo diverse linee: c’è sia una più classica sia vini più giovani dove non ci sono affinamenti nei legni – continua Aurelia Mucci -. Sia la linea Santo Stefano che la linea Cantico, invece, sono bottiglie più importanti che fanno affinamento nel legno francese e legno americano, con periodi che vanno dai sei mesi a un anno in botti barrique. Un vitigno al quale sono molto affezionata è la Falanghina, vitigno campano piantato quasi trenta anni fa da mio padre che è stato uno dei pochi a puntare all’epoca su questa uva a bacca bianca. Ne abbiamo tre ettari che mettiamo in bottiglia sulla linea Cantico, con un leggero affinamento in barrique di legno francese per quattro mesi e, inoltre, da questo vitigno, con una vendemmia tardiva, nasce anche il “Proibito”».

CON CANTINE MUCCI DEGUSTAZIONI SULLA COSTA ABRUZZESE DEI TRABOCCHI

Cantine Mucci racconta il suo percorso e le sue innovazioni anche con visite e percorsi di degustazione all’interno della struttura: «Abbiamo molte idee, dalle mostre ai concerti a fare da cornice. Poi c’è una novità, quella di far avvicinare i giovani al mondo del vino con un approccio più consapevole attraverso dei piccoli corsi da sommelier, con i quali si apprenderanno le nozioni base per degustare e conoscere il nettare di Bacco. In collaborazione con la società cooperativa Il Bosso, inoltre, stiamo organizzando delle escursioni in bici che attraverseranno la Costa dei Trabocchi lungo la pista ciclabile con l’arrivo alle nostre cantine, per una visita con degustazione per poi ripartire. Tutte le informazioni sui nostri eventi saranno consultabili, di volta in volta, sui nostri canali social oppure chiamando direttamente in azienda».

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