CIBUS MANGIA SANO

di Federico Niasi

Cibus 2016 è la prima grande manifestazione del comparto agroalimentare italiano dopo Expo. Un’occasione per verificare se quanto seminato nel semestre dell’Esposizione universale a Milano può, effettivamente, avere un seguito per quanto riguarda l’export del food made in Italy. E i numeri finali della kermesse, che si tiene come di consueto a Parma, sono incoraggianti: 3mila aziende espositrici su 130mila metri quadrati, 72mila visitatori, di cui 16mila operatori esteri e 2.200 top buyer (nel 2014 sono stati 67mila, i buyer stranieri 13mila). «È la migliore edizione di sempre – dice Elda Ghiretti, Cibus brand manager -, il testimone di Expo è raccolto. Il comparto food del nostro Paese si presenta con circa 1.000 innovazioni di prodotto, pronte a conquistare i mercati esteri e recuperare posizioni su quello interno. La notizia è di un alto volume di affari conclusi, o ben avviati, con la piena soddisfazione delle imprese e degli specialisti esteri e italiani».

Oltre le cifre e le dichiarazioni di facciata, l’intero settore deve fare tesoro delle indicazioni d’indirizzo da più parti sostenute e delle principali minacce che si devono rapidamente affrontare e annientare. Innanzitutto è d’obbligo fare sistema. Agricoltura e industria devono collaborare e, soprattutto, progettare insieme il riscatto del modello agroalimentare italiano. Lo condividono e sollecitano anche tutti i rappresentanti di governo intervenuti all’inaugurazione della manifestazione: «Abbiamo un nemico importante – sottolinea Ivan Scalfarotto -, l’italian sounding». Arginare il fenomeno dell’imitazione, della contraffazione che vale quasi il doppio dell’export nazionale, rappresenta la battaglia di tutte le battaglie. La ricetta, secondo il sottosegretario allo Sviluppo economico, sta proprio nel concentrarsi e unire le forze. Finalmente a Cibus, forse per casualità o raggiunta maturità degli interessati, viene portato sotto i riflettori della cronaca il Ttip (Transatlantic trade and investment partnership), l’accordo transatlantico che dovrebbe unificare i due grandi mercati, quello Ue e quello Usa. Tradizionalmente, i trattati di libero scambio riducono le tariffe doganali. Ma oggi, tra Stati Uniti e l’Unione Europea queste tariffe non esistono quasi più. Quelle più importanti sono le barriere non tariffarie. Ed è qui che si concentra il Ttip.

Ma dove finisce una regola a protezione dell’ambiente e dove comincia una barriera non tariffaria? In questo senso, un aspetto positivo del Ttip è l’apertura forzata degli appalti governativi ai concorrenti d’oltreoceano. Questo ridurrà la spesa pubblica da entrambi i lati dell’oceano. Trova molto più opposizione, invece, il meccanismo di risoluzione delle controversie stato-imprese (Isds) contenuto nel trattato. Il Ttip vorrebbe trasferire tutte le controversie ad arbitrati inappellabili, al di fuori delle corti dei singoli Paesi. La paura è che elimini totalmente la capacità di uno Stato di scegliere regole diverse dagli altri.

L’Isds non piace neppure alle Pmi. Temono che solo le grandi multinazionali, i colossi abbiano le risorse per intentare questo tipo di cause contro Stati esteri. Ma quello che rende il Ttip impopolare è la segretezza che lo circonda. Una certa riservatezza nella fase iniziale di negoziazione era anche comprensibile, ma nella fase di approvazione la segretezza è assolutamente antidemocratica e favorisce le peggiori interpretazioni. Essere critici vuol dire essere consapevoli che l’interesse commerciale dei grandi Gruppi non coincide necessariamente con l’interesse nazionale e che la trasparenza è una condizione necessaria affinché il processo democratico riduca la differenza tra i due.

FOCUS ABRUZZO

AZIENDA AGRICOLA ANGELICO TRAVAGLINI

Guardare al futuro con i prodotti e i sani valori del passato

In questo Cibus 2016 a Parma, visitatori e operatori del settore sembrano interessati, ancor di più, a riscoprire la tradizione e il gusto di mangiare alimenti sani al cento per cento. Nella stessa direzione va l’Azienda agricola Travaglini. La realtà si trova nella parte meridionale della regione adriatica, nell’ultimo paese posizionato sulla costa, San Salvo (Chieti): 20 ettari con prodotti coltivati secondo il metodo biologico. E tutto quello che nasce dalla terra, viene poi trasformato, sapientemente, in sottoli, converse, confetture, succhi, pasta e altre specialità. Il re, per precisa volontà del titolare Angelico Travaglini, è il pomodoro («Ne vado matto – dice -»). Non un pomodoro qualunque, ma il Pera d’Abruzzo, ecotipo simbolo del territorio. Così nascono la passata artigianale, la passata di pomodorini e i pomodorini acqua e sale, i pelati, i pomodori a pezzettoni… Con un gusto eccezionale, da assaporare tutto l’anno. L’attenzione è nel dare origine a un qualcosa di estremamente naturale, senza l’aggiunta di conservanti o elementi chimici. Un discorso di qualità e nicchia, che a livello distributivo si traduce in boutique alimentari, negozi specializzati, ristoranti attenti all’eccellenza, proprio per trasmettere tutta la filosofia che c’è dietro l’attività. In Italia, Canada, Svizzera, Germania e Francia. La perla è il mosto cotto, anche se grandissimo successo da parte dei consumatori, stanno ottenendo le fave sottolio. Una piccola, grande chicca, sempre legata al mondo contadino e alle generazioni passate.

 

S.Z. TARTUFI

Dai tartufi freschi a oli, salse, creme, pasta, olive…

Nell’attività di Pasquale Zaccardi e Ugo Serafini  il protagonista indiscusso è il tartufo, nelle diverse tipologie. Da puri ricercatori, a metà degli anni ’90, i due soci si sono trasformati in imprenditori di successo, costruendo una realtà che, oggi, arriva a fatturare fino a circa 1,5 milioni di euro. Il core business di S.z. Tartufi è incentrato nella commercializzazione di tartufi freschi distribuiti attraverso una rete capillare di importatori o direttamente a ristoranti, boutique alimentari e negozi gourmet. Tanta Italia, ma anche estero: Europa, America, Australia, Russia e nuovi sbocchi in Cina, India e Giappone. A Parma, la società di Atessa (Chieti) fa conoscere a clienti e visitatori l’elegante restyling dell’immagine aziendale e una serie di curiose novità. Su tutte la cioccolata al tartufo, con un cuore morbido interno, puntando sempre molto sull’olio naturale, senza aggiunta di aromi chimici e secondo un metodo di lavorazione unico nel nostro Paese. E poi pasta, creme, salse, paté, olive, tartufi disidratati che completano la ricchissima offerta.

 

LA SELVOTTA

L’olio Electum, Cioccolia e le praline per La Selvotta

Per La Selvotta fare l’olio è una sfida, un piacere alimentato dalla passione che si tramanda ormai da tre generazioni. Il rispetto delle tradizioni, dei tempi, insieme alle più moderne tecniche di raccolta e trasformazione all’interno del frantoio aziendale permettono di ottenere oli fragranti, ricchi dei profumi e delle proprietà benefiche che la natura ripone nelle drupe. La presenza al Cibus è ormai una consuetudine, per mantenere rapporti consolidati, per costruirne di nuovi, ma, soprattutto, per trasmettere i veri valori in cui i fratelli Giovanni ed Elio Sputore, con le rispettive famiglie, credono. La gamma è ampia, dal fruttato leggero a quello intenso, per riuscire a conquistare anche i palati dei consumatori più esigenti. Il prodotto di punta, vincitore nei migliori concorsi internazionali e riportato sulle più prestigiose guide di riferimento per il settore, è Electum: un blend di varietà coltivate nei terreni di Vasto (Chieti), fruttato medio, color verde intenso, amaro e piccante medi ed equilibrati. Sentori vegetali, erbaceo con richiami di mandorla verde. A Parma, con un alto afflusso di operatori asiatici, soprattutto provenienti dal Giappone, le novità per l’azienda abruzzese si spingono fino a Cioccolia, una crema spalmabile per spuntini e prima colazione, e alle praline, belle già nella forma, oltre che nel sapore. Prelibatezze sviluppate grazie alla collaborazione con un maestro cioccolatiere marchigiano e che, all’interno, contengono alte percentuali di olio extra vergine di oliva dop, chiaramente La Selvotta.

 

PASTIFICIO MAIELLA

Pastificio Maiella, da 70 anni l’arte di fare la pasta

Per l’azienda di Pretoro (Chieti), il 2016 segna i 70 anni di attività. Un traguardo storico, celebrato anche in questa edizione di Cibus, dove si registrano molte visite e contatti da parte di operatori del settore. Nel 2008, Claudio Orlandi ha rilevato il marchio e iniziato un vero e proprio progetto di restyling: nuovi macchinari, una gamma ampliata di prodotti di qualità, una specializzazione nel biologico (che è arrivato a rappresentare il 40% del business totale) e un’attenzione verso l’export. Oggi il pastificio è conosciuto in quattro continenti, manca solamente l’Africa, e in Paesi come Stati Uniti, Germania, Australia, Giappone e, recentemente, Cina. I clienti finali sono boutique alimentari e ristoranti di alta fascia. Un fatturato che tocca quasi il milione di euro (+8% rispetto al 2014 e nel primo quadrimestre di quest’anno un +12%), 15 dipendenti, 130 formati e 8mila quintali di spaghetti, rigatoni, maccheroni, fettuccine e quant’altro che escono dallo stabilimento ogni 365 giorni. In fiera a Parma la novità si chiama Pasta Nostra: linea con sei referenze e grano coltivato in altura, a Torricella Peligna (Chieti), molinato sempre nella provincia teatina e pastificato dalla stessa realtà abruzzese.

 

CASA GIULIA

Il marchio Casa Giulia presenta al Cibus di Parma la novità Agavì

I soci Mario Bartoccini e Massimo Pastorino lanciano in questa edizione 2016 la linea Agavì, quella che si preannuncia una vera e propria rivoluzione nel mondo delle confetture. Dall’incontro tra la migliore frutta e il succo di agave nasce la prima composta a basso indice glicemico, con un valore Ig inferiore a 55 (riportato su ciascuna etichetta). La speciale formulazione permette di evitare il picco glicemico e il calo di zuccheri ritardando il senso di fame, rilasciando energia in modo graduale durante le 24 ore e apportando benefici nel controllo del peso. Il prodotto, proposto in tantissimi gusti (fragole, arance, albicocche, mirtilli, pesche, prugne… Tutte con l’aggiunta di succo d’agave), è ideale per chiunque voglia seguire un’alimentazione equilibrata, per chi tiene al benessere e ama lo sport. Con la possibilità di concedersi una dolce pausa in qualsiasi momento della giornata. Intanto l’azienda di Collecorvino (Pescara) punta a concentrarsi ancor di più sui mercati esteri, nel canale della grande distribuzione e in punti vendita di assoluta qualità. Stati Uniti e Asia le zone più interessanti.

 

IDAC DOLCIARIA

Idac, dolciaria tra tradizione e innovazione con la linea vegana Svolazzi

È la prima volta che l’azienda di Elice (Pescara) partecipa al Cibus di Parma con uno stand tutto suo. Tantissimi contatti e un passaggio ininterrotto di visitatori per uno spazio che ben racchiude le tipologie di dolcezze proposte: sei tipi di frollini ben assortiti, sei di torte, due di cantucci, quattro varietà di plumcake per la prima colazione. I brand sono Idac, anche marchio delle specialità tipiche La Conca Antica e il Pan Nero, e Mazzocco. Proprio attraverso Mazzocco, la realtà abruzzese lancia la linea Svolazzi, biscotti prodotti con ingredienti genuini, rispettando la natura e gli animali, con tanto di certificato VeganOk. Prelibatezze però non solo per i vegani, ma anche pensate per gli intolleranti e per chi è amante di un’alimentazione sana al 100%. Al momento cinque le referenze sul mercato: con farina integrale, farina di riso, farina di mais e semi di chia, integrali senza zucchero e ai sette cereali (avete letto bene, sette!). Per i primi mesi del 2017 è già prevista la presentazione di una gamma bio, per andare sempre più incontro al gusto dei consumatori e alle tendenze del mercato.

 

IMPERIALE D’ABRUZZO

Imperiale d’Abruzzo: la tradizione dall’aperitivo al dolce

Sicuramente uno degli stand abruzzesi più visitati in questo Cibus 2016. Merito dello chef Carmine Ferretti (un’immagine davvero caratteristica la sua), intento a preparare e offrire, senza sosta, alcune specialità della cucina regionale. Ma merito del gran lavoro di tutto lo staff di Imperiale d’Abruzzo. L’azienda di Pianella (Pescara) riprende la tradizione agricola/contadina della famiglia Pagliaricci, con radici nel lontanissimo 1693. Un passato rinnovato, grazie a una costante ricerca della qualità e un’attenzione per l’intera filiera. Tutte prelibatezze rigorosamente locali e cento per cento “nature”, apprezzatissime dal mercato estero. Una proposta che va dall’aperitivo al dolce che accompagna il caffè. Il catalogo abbraccia le creme, che trovano il loro giusto abbinamento con formaggi e salumi, la pasta, in più formati e categorie… Fiore all’occhiello è quella di Khorasan Saragolla, con un minimo indice glicemico e un basso tenore di glutine. E poi le passate, la particolarità dei datterini in salsa di pomodoro a pera, l’olio con ben quattro referenze (Imperiale classica, Dop, Bio, e Imperatore. Quest’ultima reduce da un bel successo nell’ultima edizione del concorso L’orciolo d’oro). Non può mancare il vino, nelle declinazioni Montepulciano d’Abruzzo, Chardonnay, Rosso Imperiale e Pecorino. Infine un vero e proprio universo di dolcezze: cantucci, anicini, amaretti, più alcune ricette rivisitate con estrema intelligenza. Come nel caso dei bocconotti, delle crostatine e dei biscotti da inzuppo, dove lo zucchero è sostituito dal mosto cotto, altra perla della produzione.

 

CASINA ROSSA

Casina Rossa prosegue la sua crescita sul mercato estero

Nemo profeta in patria. L’azienda di Roccascalegna (Chieti) è praticamente sconosciuta in Abruzzo, ma affermata negli Stati Uniti, nei Paesi europei, in Russia, Giappone e Australia. Da frantoiani, Nicola De Laurentiis e la moglie Paola Spadetto si sono trasformati in imprenditori di specialità food di qualità. Un cammino iniziato nel 1999, come produttori di antipasti, in particolare verdure sottolio, con la materia prima proveniente da realtà agricole selezionate, locali, pugliesi e siciliane. La chicca è il sale al tartufo, che qualche anno fa ha ricevuto anche il premio come miglior condimento nel corso del Fancy Food negli Usa. Poi, nel 2005, il lancio del marchio Don Antonio, in onore del papà di Nicola: una linea di sughi pronti, con ricette che guardano alla tradizione abruzzese e non. Alla base la giusta tradizione unita a un pizzico d’innovazione. E il successo è assicurato, da Harrods fino a Dean & DeLuca negli States.

 

ADI APICOLTURA

Il miele di Adi Apicoltura conquista il pubblico di Cibus

Apicoltori da 4 generazioni, a Tornareccio (Chieti), a pochi passi dal Parco nazionale d’Abruzzo, e con 1.500 alveari di proprietà distribuiti nelle migliori zone d’Italia. Il segreto rimane sempre lo stesso: un miele naturale, che non subisce alcun processo di manipolazione ma, così come creato e consegnato dalla natura, messo nei barattoli e pronto per essere distribuito sugli scaffali di negozi specializzati e delle insegne della grande distribuzione. E colore, consistenza e gusto sono tutti differenti. Da Parma, Fabio Iacovanelli, insieme ai nipoti Dario e Paolo, riporta soprattutto il successo della nuova linea di miele di acacia abbinato con frutta secca, nocciole e noci ad esempio, e di quella tradizionale costituita da 5 referenze: acacia, millefiori, eucalipto, girasole, agrumi. Tante visite interessanti ricevute allo stand dell’azienda. Contatti con clienti e buyer storici, così come aperture verso nuovi mercati emergenti.