I PRIMI 60 ANNI DI COAL, INSEGNA DELLA GDO

di Andrea Beato

A tu per tu con Carlo Palmieri, presidente di Coal, protagonista della Gdo nel Centro Italia. Realtà capace di registrare un’importante presenza anche nella nostra regione.

Presidente Palmieri, eccoci ai primi 60 anni di attività per Coal. Ripercorriamo insieme le tappe principali di questo lungo cammino iniziato negli anni ’60…

«Coal nasce dall’intuizione di una decina di imprenditori che sentirono il bisogno di mettere insieme le forze delle loro piccole “botteghe”, centralizzando gli acquisti per essere pronti a competere con il fenomeno della Grande distribuzione organizzata in grande fermento. Fenomeno esploso poi definitivamente negli anni 70’. Nel 1961, in un deposito di appena 120 metri quadri ad Ancona, nasce la cooperativa Coal. Cooperazione che rappresenta più di una forma societaria, un “fil rouge” che spinge la crescita dell’azienda all’insegna della condivisione dei progetti e dei valori e delle relazioni. Crescita che ha portato la cooperativa a più di 200 soci. Tra le tappe salienti il 1975, quando Coal entra in Confcooperative e aderisce alla prima grande Centrale acquisti a livello nazionale: Crai. Tale partnership porta Coal fino agli anni ‘90, periodo di grandi cambiamenti con l’informatizzazione dei punti vendita e un approccio strutturato di “engagement” verso il consumatore, con il lancio delle prime campagne di fidelizzazione e i cataloghi a premi e le prime carte fedeltà. Il peso delle Centrali di acquisto nel sistema distributivo aumenta sempre più e la distribuzione si fa sempre più capillare. Arrivano sul territorio nuove catene nazionali e internazionali. Nascono le grandi strutture commerciali, gli ipermercati. Coal, in questo contesto, continua la sua mission di aggregazione e servizio verso i piccoli imprenditori verso i negozi di vicinato. Prosegue, così, la sua costante crescita che la porta a prendere due importanti decisioni: ampliare in modo deciso il proprio raggio di azione alle regioni vicine (Abruzzo, Umbria, Molise, Lazio) e cominciare in maniera importante il modello associativo. Nel 2002, dopo 27 anni, lascia lo storico partner e brand Crai, avviando la collaborazione con la centrale Interdis e riportando nelle Marche e in Abruzzo un marchio storico per la distribuzione: Sidis. Ma il passo decisivo verso la piena autonomia, e che proietta la cooperativa ai giorni nostri o meglio nel futuro, è compiuto nel 2002 quando Coal decide di ritornare sulla propria insegna Coal Supermercati e lanciare il proprio prodotto a marchio d’insegna. Insegna Coal sulla quale Coal punta sempre di più per il futuro, con un grande piano di rilancio dell’immagine. Oggi conta 220 soci, 70 affiliati, oltre 300 punti vendita in oltre 200 comuni tra Marche, Abruzzo, Umbria, Lazio, Molise e Romagna e la Repubblica di San Marino; 220 dipendenti diretti, 2 poli logistici e 5 dipartimenti (4 destinati ai deperibili suddivisi per categoria merceologica), un fatturato di 300 milioni di euro che arrivano a oltre 450 alla vendita».

Quale ruolo ricopre l’Abruzzo per Coal? Che numeri esprimete nella nostra regione?

«Importantissimo. Come dicevo, a metà degli anni ’90, la cooperativa decide di spingere il proprio sviluppo fuori dalla regione di nascita ed è proprio l’Abruzzo il primo mercato a cui ci siamo rivolti. Oggi, dopo oltre 25 anni, siamo presenti su tutte le provincie con oltre 90 punti vendita, diventando il secondo mercato per fatturato. Ancora oggi l’Abruzzo è al centro delle nostre politiche di sviluppo. A supporto di questo, è di pochi mesi fa l’apertura di un nuovo punto vendita a Spoltore (Pescara) e, sempre in Abruzzo, abbiamo aperto la nostra seconda piattaforma logistica dedicata al mondo dei deperibili».

In provincia di Teramo, nel comune di Mosciano Sant’Angelo, sorge la vostra moderna piattaforma agroalimentare. Un investimento, datato 2019, che si sviluppa su un’area di oltre 10mila metri quadrati. Quali i vantaggi e il significato di una struttura logistica del genere?

«Coal da sempre ha nel mondo dei deperibili il proprio punto di forza. Avevamo bisogno di una moderna struttura per poter gestire al meglio i settori carne, ortofrutta e pescheria. Da qui la nascita della piattaforma di Mosciano. Non si tratta di una semplice magazzino di stoccaggio delle merci, qui abbiamo il centro di produzione interno per la prima lavorazione della carne (disosso e semilavorato), dell’ortofrutta (a breve lavaggio e confezionamento) e presto del settore pescheria. Sempre da Mosciano gestiamo tutto il mondo dei surgelati».

Quali i piani di sviluppo di Coal che riguarderanno l’Abruzzo nel prossimo futuro?

«Due i fronti di investimento. Il primo riguarda la piattaforma con il potenziamento della parte ortofrutta, con la gestione completa dal campo al punto vendita e il secondo riguarda la centralizzazione del settore pescheria. Il secondo riguarda la rete vendita, con il preciso obiettivo di continuare a crescere e diventare una realtà sempre più forte. Questo vuol dire far crescere l’economia del territorio sia sul fronte occupazionale sia su quello produttivo. Coal, da sempre, ha nel localismo l’altro asse fondamentale oltre al deperibile. Per questo esaltiamo all’interno dei nostri assortimenti tutte le produzioni locali d’eccellenza».

Come Coal, nel corso di questo anno caratterizzato dalla pandemia, ha saputo essere presente e rimanere comunque vicino alle esigenze dei territori?

«La pandemia ha evidenziato l’importanza della distribuzione locale. Solo un’azienda come Coal, grazie alla sua tipologia di punti vendita (supermercati di prossimità), alla sua capillarità sul territorio (siamo presenti in oltre 200 comuni) e all’impegno dei nostri soci imprenditori ha potuto essere così vicino ai consumatori, offrendo un servizio essenziale. In moltissimi piccoli comuni siamo l’unica presenza alimentare. Coal è nata con questa impostazione e dopo 60 anni non siamo cambiati e rimaniamo fedeli a questa idea, non a caso l’abbiamo esplicitata nel nostro pay off aziendale: “Orgogliosi del territorio“».

Quando il Covid sarà superato, come cambierà il mondo della grande distribuzione organizzata?

«Difficile dirlo, visto che ancora non possiamo dire di averla superata definitivamente. Sicuramente questa situazione ha accelerato un progetto che molte catene stavano solo testando: l’e-commerce. In un periodo così problematico per gli spostamenti è stato un utilissimo strumento. Per Coal un’occasione di offrire ai consumatori un ulteriore servizio. Noi siamo molto attenti alla rete fisica, sulla quale stiamo procedendo con un importante lavoro di ammodernamento, ma siamo anche attenti alle richieste del mercato e per questo abbiamo sviluppato in collaborazione con la nostra centrale D.It una piattaforma e-commerce e, nei prossimi mesi, partiremo su alcuni punti vendita con dei test, per poi estenderlo al resto della rete».

Per leggere la versione integrale dell’articolo, passa in edicola e acquista Abruzzo Magazine.