di Andrea Beato
Intervista all’avvocato Paolo Nardella, presidente dell’Associazione professionisti blockchain Italia.
Avvocato Nardella, è stato tra i primi professionisti in Abruzzo ad accettare criptovalute. Perché l’utilizzo in Italia è ancora di nicchia?
«Se utilizzare le criptomonete e la blockchain è relativamente facile, non lo è capirne l’utilità e il funzionamento. Tutti ne parlano, ma pochi riescono a spiegare perché e come questa nuova tecnologia potrà cambiare la nostra società. I motivi sono di duplice natura. Da una parte la difficoltà è strettamente tecnica: i concetti sui quali si fonda la conoscenza delle criptomonete attengono a quattro grandi aree di interesse (teoria dei giochi, sistema di network e di trasmissione dati, teoria economico-monetaria e crittografia). La reale difficoltà è che queste aree tematiche difficilmente vengono studiate contestualmente, per cui muoversi concettualmente in maniera agile risulta a tratti impossibile. Comprendere questo nuovo mondo è però difficile anche dal punto di vista intellettuale, poiché è necessario un cambio radicale di paradigma culturale. Con l’avvento delle criptomonete e dei Dlt (Distributed ledger tecnology), di cui la Blockchain è l’esempio più famoso, si passa da un concetto ormai acquisito e accettato di centralizzazione del potere monetario (la moneta è del sovrano) a un concetto diametralmente opposto di decentralizzazione. Non vi è più un ente centrale, che controlla la moneta, ma una comunità che ne determina le sorti e un algoritmo che regola la sua offerta in maniera chiara e predeterminata. Crederlo possibile non è semplice e c’è ancora molta strada da fare».
Cos’è una criptomoneta?
«Una criptomoneta altro non è che una moneta digitale, più propriamente un asset digitale, con la peculiarità di essere decentralizzata, quindi non è sottoposta al controllo e all’ingerenza di alcun governo, organizzazione centrale, stato o istituzione centralizzata. Una criptomoneta, sostanzialmente, è a libero accesso. Non è regolamentata e non è regolamentabile perché transnazionale, ossia senza territorialità ed è impossibile da controllare o censurare. Questo nuovo asset digitale è scambiabile peer-to-peer, istantaneamente, a basso costo e non ha bisogno di una terza parte fiduciaria, ma è soprattutto sicuro perché utilizza protocolli crittografici e algoritmi che ne determinano il funzionamento».
Cos’è la blockchain? Perché rappresenta una rivoluzione?
«La blockchain è la tecnologia sottostante a quasi tutte le criptomonete e come concetto e utilità è applicabile, in maniera potenzialmente rivoluzionaria, praticamente a tutti i settori dell’economia, del commercio e della registrazione dei dati. La blockchain è un data base distribuito, decentralizzato e pubblico, un registro condiviso da più utenti chiamati nodi, collegati tra loro attraverso internet, che utilizzano un algoritmo per interagire e funzionare e basano la loro sicurezza sulla crittografia. Perché un dato, di solito una transazione, possa entrare all’interno del database distribuito deve essere sottoposto a un processo di validazione. I dati, dopo essere stati verificati e quindi autorizzati, vengono inseriti nel registro di transazioni che per come concepito è praticamente inviolabile, immodificabile, incensurabile e, soprattutto, garantito e trasparente. Con la blockchain viene a trasformarsi il concetto di fiducia, che non deve essere più necessariamente riposta nell’intermediario certificatore (spesso corruttibile, malfunzionante, manipolabile), ma in un algoritmo che tramite operazioni matematiche non può commettere errori e non permette modifiche al registro, se non autorizzate. Nel caso dei Bitcoin, ad esempio, ma delle criptomonete in genere, cla blockchain registra transazioni avente ad oggetto trasferimenti di valore. Lo stesso principio può essere però usato in infiniti altri campi, dove è importante tenere traccia di passaggi fondamentali e/o registrare dati in maniera univoca, cincontrovertibile e certa temporalmente Si possono registrare su una blockchain, per esempio, le transazioni bancarie e di borsa, file digitali, titoli di proprietà, certificazioni, filiere e molto altro. In poche parole, sono convinto che nel giro di tre anni la blockchain sarà perfettamente integrata nella nostra società, sicuramente a livello concettuale, ma anche e soprattutto pratico e reale».