di Monica Di Pillo
Neanche lui avrebbe mai immaginato che a distanza di circa vent’anni, sarebbe diventato il produttore del contenuto di quella bella scatola di latta, che da ragazzino seduto accanto al papà, vedeva in pole position sul banco consacrato al meglio del Made in Italy e celebrato dal sindaco di New York Mario Cuomo, in occasione della visita del neo presidente Bill Clinton.
Erano i primi anni ’90 e nella Grande Mela, in quella giornata dedicata alle eccellenze italiane, c’era anche Domenico Iannamico, accanto a suo padre Bruno, in rappresentanza della loro azienda di liquori, che guardava l’affascinante scatola di latta, su cui spiccava il marchio Lazzaroni. E oggi, ironia della sorte, non solo Domenico Iannamico, in partnership con il Gruppo Casalini, è stato artefice del salvataggio di uno storico marchio italiano e di centinaia di posti di lavoro, ma è anche autore del rilancio della Lazzaroni.
Un rilancio tangibile e concreto, tanto che il marchio Lazzaroni, il 29 ottobre 2015, è stato tra gli unici 20 brand italiani d’eccellenza del settore food premiati al Museo Diocesano di Milano. Da un sondaggio della Icm effettuato su un campione di 1.100 aziende italiane sui marchi di tre settori, fashion, food e furniture, è infatti emerso che Lazzaroni è tra quelle che trainano il Made in Italy, grazie alla forza del proprio brand.
Ma, com’è iniziato questo rilancio, di questa che si potrebbe definire una “dolce” avventura imprenditoriale?
«Provengo da una famiglia di imprenditori, che – racconta Domenico Iannamico -, dal 1888 producevano liquori in Abruzzo. L’azienda da mio nonno è passata a mio padre Bruno che, nel 1989, iniziò a diversificare il core business e costruì uno stabilimento per produrre biscotti a Pretoro (Chieti), ai piedi della Majella. Dal primo gennaio del 1993 avviò la produzione di biscotti e dopo circa 10 anni di attività, mio padre decise che era arrivato il momento di godersi un po’ di riposo e così, nel 2002, rilevai l’azienda, prendendo in mano la produzione dolciaria».
E come si è passati dall’azienda di Pretoro alla scalata alla Lazzaroni?
«Dopo aver rilevato l’azienda – spiega il talentuso imprenditore abruzzese -, intensificai la produzione, esaminando accuratamente i gusti del mercato e cercando di soddisfarli al meglio. Grazie all’analisi accurata dei bisogni, siamo riusciti a centrare l’obiettivo e, tra il 2007 e il 2008, l’azienda è cresciuta moltissimo e si è imposta sul segmento dei biscotti grazie a due punti di forza strategici: qualità e prezzo contenuto. Abbiamo continuato, nel frattempo, a investire, acquistando nuove linee di produzione, competitive e innovative, che hanno consentito al fatturato dell’azienda di crescere».
Un successo imprenditoriale, che richiede anche una puntuale formazione del personale, che passa da 13 a 120 dipendenti. Risultati che spingono ad ampliare il raggio di azione?
«Dal 2010 al 2011 – conferma il numero uno della Lazzaroni – volevamo allargare il business e pensavamo all’acquisizione di altre aziende. Ed è così che è arrivata l’occasione di rilevare la Lazzaroni, brand consolidato che faceva al caso nostro. La Lazzaroni, azienda fondata nel 1888 che vantava uno stabilimento produttivo a Isola del Gran Sasso (Teramo) aperto dai Citterio, era in difficoltà e nel 2013 decidemmo di acquistarla, con l’obiettivo di rilanciare il brand e salvare i posti di lavoro. Anche in questo caso, siamo riusciti a far crescere l’azienda, e il brand Lazzaroni non solo ha rafforzato la propria presenza sul mercato italiano, ma si sta diffondendo moltissimo anche sui mercati internazionali».
Quali tappe attendono nel 2016 la Lazzaroni?
«Dobbiamo investire 20 milioni di euro per ampliare – conclude Domenico Iannamico – lo stabilimento di Isola del Gran Sasso, con la costruzione di un nuovo capannone di 11mila metri quadrati per la produzione di biscotti e pasticceria senza glutine, per cui già operiamo grazie all’autorizzazione del Ministero della Salute. Puntiamo inoltre all’export, che attualmente incide sulla nostra quota di mercato del 10%, e non tralasciamo nessun mercato: da Israele, che è in espansione e apprezza molto i nostri prodotti certificati anche Kosher, agli Stati Uniti».