di Andrea Beato
«La balbuzie è un disordine del ritmo della parola, nel quale la persona sa con precisione ciò che vorrebbe dire ma, nello stesso tempo, non è in grado di esprimerlo, a causa di arresti, ripetizioni e prolungamenti di un suono che hanno carattere di involontarietà».
L’analisi del problema è di Marco Santilli, pescarese, pedagogista, esperto di disturbi del linguaggio e dell’apprendimento, fondatore del Centro specialistico per l’eliminazione della balbuzie, nonché ideatore del metodo di lettura motorio-verbale pentagrammatica per le disfluenze verbali.
Da 25 anni svolge corsi in tutta Italia e in Europa su queste tematiche. «Le ultimissime ricerche – sottolinea Santilli – considerano le balbuzie frutto di fattori organici predisponenti (il 75% dei balbuzienti ha parenti che balbettano), anche se il meccanismo di trasmissione resta sconosciuto. Più precisamente una predisposizione organica geneticamente determinata o acquisita in qualsiasi momento dopo il concepimento, su cui si innescano fattori funzionali scatenanti, come condizionamenti dovuti inizialmente ad atteggiamenti familiari errati, eventuali traumi e, successivamente, influenze ambientali nei rapporti interpersonali. È importante ricordare che la balbuzie ricorre con maggiore frequenza quando l’ambiente domestico è ipercorrettivo, iperansioso o troppo accondiscendente».
Le balbuzie interessa circa l’1% della popolazione mondiale, senza significativa distinzione di razza o cultura. Il tasso d’incidenza, cioè di coloro che possono dirne di averne sofferto in qualche misura nella vita, è di circa il 5%. I due tassi sono differenti perché esiste un’alta percentuale di remissione.
Negli ultimi tempi, il Centro diretto da Marco Santilli ha incrementato le sue sedi: «Le basi sono in Abruzzo (a Pescara, nella vicina Montesilvano, Chieti, Avezzano, Vasto) e a Roma. Sono però attivi punti strategici sull’intero territorio nazionale. Proponiamo corsi intensivi, per gruppi, che durano un paio di settimane. Al termine continuiamo con incontri di consolidamento per due volte al mese. Infine un piccolo step di richiamo. A tutto ciò si affianca un’ulteriore attività singola. La metodologia applicata è frutto di un metodo registrato, creato con anni di esperienza, ma moderno perché capace di fondere gli studi sulla motricità, le neuroscienze, l’apprendimento e i disturbi legati al linguaggio. È composto da una serie di moduli, come la lettura pentagrammatica, il counselor a mediazione corporea, una serie di colloqui, di prove di relazione e speaking, per scrivere e raccontare di sé davanti agli altri partecipanti, in modo da abbassare l’ansia da prestazione».
L’impegno di Santilli è rivolto, allo stesso modo, verso le scuole. «È qui che, molto spesso, il fenomeno esplode e si amplifica. Ogni anno visito un centinaio di istituti, con giornate formative per il corpo docente e le famiglie degli alunni. L’insegnante deve sempre tenere presente che nel balbuziente la preoccupazione del nascere del disturbo cambia il controllo del sistema motorio verbale di abilità del parlato, proprio quando occorre cambiare, in particolar modo nelle occasioni di prestazione scolastica-verbale. Come, per esempio, l’interrogazione. Il ruolo dell’educatore è determinante all’interno di un progetto e un percorso di recupero dell’autostima della persona e della sua disabilità. Un compito fondamentale nel periodo più complesso di sviluppo della personalità di un essere umano».