di Francesco Paolucci
Sulla Majella, nel comune di Palena (Chieti), l’associazione Fraternitas Celestiniana gestisce un luogo sospeso nel tempo. Qui, scavata nella roccia, c’è la grotta che ha ospitato per tre anni la vita eremitica di Pietro da Morrone, ovvero papa Celestino V, il papa del “gran rifiuto” di Dante Alighieri, ribattezzato da Papa Francesco “l’uomo del sì”.
L’EREMO CELESTINIANO DI PAPA CELESTINO V, LUOGO DI PELLEGRINAGGIO SULLA MAJELLA
Arriviamo all’Eremo Celestiniano della Madonna dell’Altare percorrendo una strada che sinuosa si arrampica ai piedi del monte Porrara e che attraversa boschi rigogliosi di faggi, lecci e cerri. Siamo a Palena (Chieti), sul versante sudorientale della Majella, a 1.272 metri sul livello del mare, nel cuore del Parco nazionale della Majella. Qui, attorno all’anno 1231, in questo luogo immerso nel verde, arrivò Fra Pietro Angelerio, futuro papa Celestino V, e, all’interno di una grotta al termine di uno sperone di roccia, si stabilì per tre anni, lontano da tutto. Oggi ad accogliere chi vi arriva c’è Annamaria Como, presidente e guida dell’associazione Fraternitas Celestiniana di Palena che, dal 2019, gestisce il monastero che venne costruito dai monaci celestini attorno al XIV secolo, per conservare la memoria della prima residenza eremitica del loro fondatore. «Il nostro obiettivo è quello di far conoscere questo posto meraviglioso. Il primo luogo di eremitaggio di San Pietro – inizia a raccontare con entusiasmo Annamaria Como -. Gravitano accanto all’associazione una decina di persone e l’attività prevalente è quella delle visite guidate, dove accompagniamo chi passa da qui per conoscere la figura di Fra Pietro a scoprire il monastero e la chiesa della Madonna dell’altare, la grotta sottostante e tutte le bellezze della valle dell’Aventino. Si può dire che siano stati proprio Celestino e questo luogo mistico a dare impulso al nostro impegno, a farci capire l’importanza di valorizzare tutto il territorio che è ancora poco esplorato. Abbiamo cominciato, quindi, a portare avanti attività di promozione per far conoscere questo versante della Majella e i suoi paesi teatini come Palena, Lama dei Peligni, Fara San Martino. Amiamo il nostro territorio e ci stiamo impegnando per creare occupazione con lo scopo di restare qui».
FRATERNITAS CELESTINIANA GUIDA E CURA L’EREMO E IL MONASTERO DEI MONACI CELESTINI
L’eremo e il monastero si trovano a nove chilometri da Palena, a un’ora di macchina da Lanciano (Chieti), Sulmona (L’Aquila) e Isernia, a circa due ore dall’Aquila e Pescara. L’ingresso al sito è gratuito e la visita guidata prevede un piccolo contributo a persona, grazie al quale si può apprendere la storia della chiesetta, del monastero, del giardino pensile e della grotta. Sono migliaia le persone che ogni anno giungono da tutta Italia e dall’estero a partire dai primi mesi di primavera fino all’inizio dell’inverno. «I visitatori che vengono da ogni parte del mondo apprezzano molto questo luogo e a testimonianza di ciò c’è il quaderno degli ospiti con le dediche e i pensieri che lasciano. Si viene qui per devozione o per fare un pellegrinaggio, ma anche per turismo o escursionismo. Inoltre, c’è la possibilità di permanenze spirituali per piccoli gruppi, famiglie o escursionisti. All’interno del monastero, infatti, sono presenti le celle dei monaci adibite a stanze, la cucina, il refettorio e gli spazi comuni. Siamo anche tappa del “Cammino del perdono” e quindi, qui, si può avere ospitalità per trascorrere la notte per poi rimettersi in cammino». Il monastero è stato costruito nell’arco del 1300 dai monaci Celestini arrivati all’eremo dopo la morte di Papa Celestino V, per raccogliere le prove per il processo di canonizzazione. La loro permanenza durò fino all’editto napoleonico e, in seguito, il monastero fu acquistato dalla famiglia nobile dei Perticone. Nel 1970 i Perticone lo donarono al Comune di Palena, che negli anni 2000 lo ha poi affidato al Movimento celestiniano dell’Aquila e alla Fondazione studi celestiniani per la pace. Oggi è la Fraternitas Celestiniana che si prende cura del luogo e della sua narrazione all’esterno. «La Majella è sempre stata considerata una montagna adatta per vivere una vita eremitica. Fra Pietro doveva rimanere solo un inverno, ma alla fine rimase qui tre anni. Da questo eremo è iniziato il suo percorso di solitudine e spiritualità. Qui ha vissuto i primi segni di tentazione e i primi segni celesti. La paura del buio e la compagnia degli angeli. Questa grotta è stata molto importante per la sua formazione. Ci piace raccontare la storia di Fra Pietro e far visitare il luogo dove ha vissuto. Questa scavatura naturale nella roccia, dove a mala pena si riesce a stare in piedi, si raggiunge dal monastero percorrendo un breve sentiero che abbiamo chiamato “Sentiero del silenzio”.
IL SENTIERO DEL SILENZIO, ALLA SCOPERTA DEL PRIMO EREMO DI FRA PIETRO, PAPA CELESTINO V
Un percorso di meditazione che i visitatori, autonomamente o accompagnati da noi, possono fare incontrando frasi dedicate al silenzio. Il monastero e l’eremo, fino agli anni Settanta, si potevano raggiungere solo a piedi da Palena, attraverso il sentiero che ancora oggi esiste e che, come da tradizione, si percorre in pellegrinaggio il 2 luglio di ogni anno, giorno di festa del santuario dedicato alla Madonna dell’altare. È un sentiero lungo circa cinque chilometri, con un dislivello di quattrocento metri che parte dalle sorgenti del fiume Aventino. Adatto a tutti, purché si abbia la giusta attrezzatura e una buona preparazione». C’è passione e amore nelle parole della presidente della Fraternitas Celestina. Si percepisce tutto l’impegno nel far conoscere il territorio e la sua importante storia. Fra Pietro, ovvero papa Celestino V, il papa del “gran rifiuto” di Dante Alighieri, ribattezzato da papa Francesco “l’uomo del sì”, ha iniziato il suo cammino eremitico qui. È questa dimensione che l’associazione, quotidianamente, vuol far conoscere e valorizzare. «Ricevo tanto dall’incontro con le persone che arrivano – sottolinea Annamaria Como -. È uno scambio continuo e il contatto umano credo sia la parte più importante del nostro lavoro. Fra Pietro ci ha trasmesso un messaggio di solidarietà e noi sentiamo la missione di restituire tutto quello che lui ci ha dato. Stare qui dona un senso di pace e serenità che aiuta ad affrontare la vita quotidiana e la nostra passione e voglia di fare si alimenta con il confronto con i tanti pellegrini. Le reazioni di meraviglia e sorpresa di fronte alla tanta bellezza che si apre davanti ai loro occhi hanno contribuito a rafforzare l’intento di custodire e valorizzare il patrimonio storico e culturale non solo dell’antico monastero ma dell’intero territorio. Il confronto, lo studio della parola e della vita di Fra Pietro da Morrone, la nostra capacità ritrovata, durante le giornate trascorse in attesa dei viaggiatori, di tornare ad ascoltare il silenzio e osservare tutto ciò che avevamo intorno con uno sguardo diverso, ci hanno insegnato, come diceva San Francesco, a scorgere la bellezza dove nessuno può vederla, a essere i primi protagonisti della nostra vita perseguendo i sogni e i progetti che si desiderano realizzare. Perché, se davvero lo si vuole, nulla è impossibile».
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