di Federico Niasi
Secondo i dati Euler Hermes, in Abruzzo i mancati pagamenti hanno visto un aumento del 10,8%.
PROTEZIONISMO E BREXIT RALLENTANO L’ECONOMIA MONDIALE
Dopo una breve recessione a cavallo dei due anni 2018 e 2019, la crescita del nostro Paese continuerà ad affrontare venti contrari nei prossimi mesi a causa della frenata dell’economia mondiale indotta da varie cause. Queste sono da ricollegare al protezionismo, peraltro recentemente esteso a molti settori merceologici rilevanti del Made in Italy; le incertezze legate alla Brexit, il rallentamento della Cina e della Germania, trainato in questo ultimo caso dal mercato dell’auto che incide molto sul Pil tedesco. Secondo le stime di Euler Hermes Italia, nei prossimi avremo una modesta crescita del Pil nazionale, pari al +0,4% nel 2020 rispetto al +0,2% del 2019, sufficiente comunque a evitare la recessione tecnica. Interessante notare come la forbice con la Germania, che crescerà dello 0,6% sia nel 2019 che nel 2020, va via via restringendosi fin quasi ad annullarsi l’anno prossimo, con un gap pari a soli 20 punti base. In questo contesto difficile per il commercio internazionale, la nota positiva è rappresentata dal nostro export, che tiene e registra un +2,6% nei primi otto mesi del 2019 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Questo risultato è stato possibile grazie alle performance di alcuni mercati, favoriti dalla stipula di accordi di libero scambio, come quello con il Giappone, e di alcuni settori da sempre sugli scudi (energetico, articoli in pelle, farmaceutico). La decelerazione del settore automobilistico rimane il problema più rilevante, soprattutto se rapportiamo all’ultimo ciclo economico dove il trend delle immatricolazioni interne ha sostenuto per anni la produzione della filiera.
PER EULER HERMES I MANCATI PAGAMENTI HANNO REGISTRATO UNA CRESCITA DELLA SEVERITÀ E DELLA FREQUENZA
Nel 2018, per il secondo anno consecutivo, è stato registrato un calo delle sofferenze accumulate dalle banche. Queste ammontavano a poco più di 33 miliardi di euro alla fine dello scorso anno e risultano stabili nel corso del 2019 (per un ammontare complessivo di 32,5 miliardi a fine agosto). Restano però ancora 51 miliardi di Utp (“unlikely to pay” o incagli, per distinguerli dalle sofferenze), i crediti che comportano una inadempienza probabile e che sono in costante aumento in Italia. Questo, unito a una perdurante situazione di incertezza che frena gli investimenti aziendali e dunque di finanziamenti bancari a loro supporto, spinge le imprese italiane a ricorrere sempre di più al credito commerciale per il finanziamento del proprio circolante. Da ciò ne può nascere un pericoloso rischio effetto domino, che si propaga di azienda in azienda nei momenti di ritardo dei pagamenti o, addirittura, di mancati pagamenti. I prestiti al settore privato, corretti per tener conto delle cartolarizzazioni e degli altri crediti ceduti e cancellati dai bilanci bancari, sono così solo in leggera ripresa e non potranno riprendere il sentiero della crescita se non rinasce un clima di fiducia nell’economia. Secondo i dati interni di Euler Hermes Italia, i mancati pagamenti infatti hanno registrato una crescita della severità (importi) e della frequenza (numeri) negli ultimi due anni: solo nel 2018, questi due valori sono aumentati rispettivamente del 36% e del 38%. L’aumento della frequenza è continuato nei primi nove mesi del 2019, sebbene a un ritmo più moderato (+8%), testimonianza del perdurare delle difficoltà nelle transazioni commerciali.
ABRUZZO: I MANCATI PAGAMENTI AUMENTATI DEL 10,8%
A trainare questo incremento sono quattro regioni: la Sicilia (+17%), l’Emilia Romagna (+28%), il Piemonte (23%) e il Lazio (+10%), regioni che ben rappresentano il tessuto tipico dell’economia italiana, fatto da aziende familiari di piccole e medie dimensioni insieme alle multinazionali. Questa considerazione trasferisce in maniera molto concreta come le difficoltà a incassare siano oggi trasversali e diffuse. La severità dei mancati pagamenti nei primi nove mesi del 2019 rimane invece stazionaria a livello nazionale e registra le diminuzioni maggiori in Liguria e nelle Marche, due regioni che nel recente passato sono state fortemente penalizzate. Per quanto riguarda l’Abruzzo, nel 2019 i mancati pagamenti fra le imprese sono in realtà aumentati del 10,8%, dunque a un ritmo più alto del mercato nazionale e soprattutto il valore complessivo degli insoluti è cresciuto in modo pressoché parallelo (+9%), in controtendenza negativa rispetto al Paese. Sul fronte merceologico, le filiere che registrano quest’anno le migliori performance come flessione della frequenza e severità sono, ancora una volta, quelle vocate all’export, come il farmaceutico, e, in generale, quello delle “commodities”, dove negli ultimi anni erano stati registrati importanti default (il settore energetico in particolare), quasi in una selezione naturale del mercato legato alla variabilità spesso incontrollata dei prezzi e alla difficoltà delle aziende di trovare adeguate coperture sui rischi relativi.
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