Bimestrale di informazione economica abruzzese

di Andrea Beato

L’Ue concede la proroga per la vendita delle quattro banche salvate lo scorso novembre dal governo, il consiglio dei ministri è pronto a discutere i provvedimenti che riguardano i rimborsi per i correntisti. Sullo sfondo cresce la preoccupazione dei sindacati per eventuali tagli di personale e filiali che potrebbero interessare l’istituto teatino. Tre notizie dell’ultimo minuto che riassumono, in larga parte, il senso del forum che la Nuova CariChieti ha voluto organizzare a metà aprile nella sala convegni di via Colonnetta.

Le banche del territorio, occasione per dialogare su ruolo attuale e futuro perché, come sottolineato in apertura dall’amministratore delegato Salvatore Immordino, «è molto raro che nel settore venga concessa una seconda opportunità. Per usare le parole di Charles Darwin, “non sopravvivono le specie più forti o intelligenti, ma quelle che meglio si adattano al cambiamento”». È quindi ancora appropriato parlare di banca del territorio? La prima risposta la fornisce Giuseppe Mauro, professore di Politica economica alla d’Annunzio: «Oggi ha senso chi opera in maniera efficiente nel territorio». Soprattutto negli anni pre-crisi abbiamo assistito a un disallineamento tra l’andamento dell’economia reale e gli aspetti bancari, con il Pil che iniziava a rallentare e gli impieghi che invece crescevano a dismisura. «C’è bisogno di innovazione ed etica».

«Occorre che la banca si trasformi in advisor capace di anticipare e interpretare le esigenze delle aziende, che sappia creare le giuste condizioni e condividere il rischio imprenditoriale», concordano Gennaro Zecca, presidente di Confindustria Chieti e Pescara, e l’industriale Gennaro Strever. Per Antonio Rossetti di Ernst & Young «la chiave è nel modificare la modalità di erogazione del prodotto e servire la clientela, con un’attenzione particolare alle nuove generazioni che guardano al digitale». La riflessione di Massimiliano Marzo dell’Università di Bologna sposta il focus anche sulle discrasie interne tra management e cdm, questi ultimi composti, troppo spesso, da figure non idonee e scarsa qualità. Attraverso un’analisi dettagliata del sistema nazionale, Alfredo D’Incecco, dottore commercialista e docente alla d’Annunzio, spiega come ci sia ancora spazio per chi voglia avere una vocazione territoriale, non per una piccola banca. Questione di concentrazioni, costi, redditività…

La chiusura è affidata a Natale Secondino, “Good banks” project: «L’auspicio è che le quattro banche, tra cui la Nuova CariChieti, possano trovare un player in grado di garantire una visione a lungo termine, introdurre elementi moderni sotto il profilo della governance e dell’operatività».