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I DIGITAL LOOKBOOK DI LOOKCAST

di Andrea Beato

L’obiettivo è certamente ambizioso: raggiungere in un quadriennio il 2, 3% di market share mondiale del settore Fashion-visual-design (Fvd), il cui valore è stimato in 1 miliardo di dollari l’anno. Le potenzialità ci sono tutte per questa start-up dalla doppia anima, un po’ a stelle e strisce e un po’ tricolore, che non ha competitor diretti.

Lookcast nasce nel 2014 da un’intuizione di Luigi Guadagno e altri due co-founder, David M. Krell e Boo Fagan, rispettivamente product manager e chief marketing officer. Guadagno, attuale ceo, ha origini napoletane e si è trasferito a Chicago fin da giovanissimo. Esperto informatico, in Illinois vanta una lunga esperienza professionale in note multinazionali. Poi la voglia di dar vita a qualcosa di unico e originale. Un’idea che si concretizza grazie ad alcuni legami con l’Italia, soprattutto quello con Gianfranco Ridolfi, che assume l’incarico di presidente della società e porta in Abruzzo, precisamente a Pescara, il cuore del business.

Lo step successivo avviene attraverso il fondo Start hope di Fira, la Finanziaria regionale, che decide d’investire 700mila euro, quasi il 40% del valore totale dell’impresa. Un’iniezione di capitale fresco che consente un rapido sviluppo:

«In breve tempo – dice Davide Maccarone, giovane partnership manager che si occupa della parte “sales” – siamo passati dalla versione 1 alla 3.0, potendo contare sul lavoro incessante di uno staff di programmatori. E l’applicazione ha subito una netta evoluzione. Concepita nell’ottica di strumento dedicato agli “emerging designer”, creativi in ascesa con l’obiettivo di far conoscere se stessi e le personali collezioni, è diventata molto più. È diventata una soluzione trasversale, non solamente orientata a un target di utenti definito».

Nell’era dell’immagine, del visual e dello storytelling, con la necessità di catturare il consumatore tramite variabili soft, come la capacità di generare emozioni, qualsiasi azienda può aver bisogno di Lookcast. In sostanza, stiamo parlando dell’opportunità di realizzare, in maniera autonoma, dei lookbook digitali. Un’alternativa o il giusto completamento alle classiche campagne pubblicitarie, ai cataloghi e alle brochure in formato cartaceo che esigono costi importanti. Qui, invece, è la rete a farla da padrone.

«La piattaforma – presegue Maccarone – è costituita da tre moduli: l’editor grafico con 10 layout predefiniti e la facoltà di aggiungerne di personalizzati; l’interattività, fino a condividere l’opera sul sito internet o sui social; il monitory per analizzare l’engagement, il coinvolgimento generato, le visualizzazioni e i clic. La semplicità di utilizzo e la navigabilità sono gli aspetti fondamentali. L’esperienza è amplificata con l’inserimento di foto e contenuti video, hotspot che rimandano alle specifiche di un prodotto, link verso la home page di un web site o la sezione e-commerce per procedere direttamente all’acquisto, allegati come listini, moduli d’ordine, piani finanziari. Ogni volta che viene apportata una modifica, l’aggiornamento è automatico e reso visibile ai diversi contatti. Le funzioni disponibili sono in costante implementazione. Per accedere al servizio sono previste tre forme di abbonamento, che vanno dai 10 ai 110 dollari mensili».

«La mission di Lookcast – prende la parola Marta Pagliuca, marketing associate – è aiutare la crescita di piccoli brand, che spesso non possono impiegare figure specializzate e devono tener d’occhio il budget. Essere un’app di massa, raggiungendo, allo stesso tempo, grandi marchi, magari non soddisfatti delle feature a disposizione e desiderosi di provare formule pensate ad hoc per loro. Ad esempio, il digital lookbook si rivela utile nei rapporti con i buyer, nella costruzione di un progetto che vede la partecipazione di più unità, nelle proposte di stile… Viste le caratteristiche elencate, le realtà che si rivolgono a noi non provengono solo dalla moda in generale, ma anche dal food, dall’arredamento, dal luxury. L’interesse da una parte è per i clienti finali, dall’altra per una rete di partner (agenzie, system integrator e professionisti) intenzionati ad arricchire l’offerta nei confronti del mercato».

«Intanto – conclude Cristina Legnini, digital content specialist – vogliamo continuare ad aumentare la nostra notorietà, sfruttando canali diretti e indiretti, partecipando a eventi come AltaRoma e Milano Unica, il Salone italiano del tessile».