ABRUZZO: ABBIAMO TUTTO, MA (TROPPO) PER CASO

di Maurizio O. Delfino

Stefano Cianciotta, da poco alla guida di Abruzzo Sviluppo, segnala l’urgenza di prospettiva generale dentro cui collocare l’aiuto a Pmi e territorio.

L’INTERVISTA DI MAURIZIO DELFINO A STEFANO CIANCIOTTA, NEO PRESIDENTE DI ABRUZZO SVILUPPO

Ospiti d’onore. Il titolo della rubrica andrebbe modificato per l’occasione dell’incontro con Stefano Cianciotta, da poche settimane presidente di Abruzzo Sviluppo, la società in house della Regione Abruzzo che ha per scopo la promozione del marketing territoriale, internazionalizzazione e microcredito per lo sviluppo industriale. Un plurale che si respira in molti modi, per come il neo responsabile dell’importante società regionale si esprime in sinergia con la squadra degli otto componenti di Abruzzo Sviluppo, per come l’orgoglio e la testimonianza del passato si trasformano in desiderio di utilità per il futuro, per come le individualità restano tali nell’articolazione del gioco di squadra. È senza dubbio, l’incontro con questo team, una bella pagina della Regione che, con questa rubrica, vorremmo capire di più. Che non è un compito facile. E Cianciotta, forse proprio grazie a un curriculum abituato all’analisi, ai collegamenti, alle visuali internazionali, ce lo ricorda continuamente. Più per i temi che apre, che per le specifiche cose che riguardano l’Abruzzo. «Dopo i buoni risultati del triennio 2016-2018, l’Abruzzo è comunque arrivato già claudicante all’emergenza Covid, con diversi indici in calo per il 2019. E ovviamente la guerra dei dazi, la Brexit e il molto forte legame con la Germania che rallenta ne sono solo concause – spiega Cianciotta -. Perché è chiaro che il modello economico premia chi è capace di intercettare i mercati esteri, ma bisogna sapersi piazzare e diversificare. Per cui la dipendenza dell’Abruzzo dall’Europa, per quanto scesa dal 75% del 2015 al 69% del 2019, è comunque un legame di dipendenza rischioso. E con il peso di un settore, quale l’automotive, dove malgrado il pregio delle nostre aziende, gli effetti delle fasi di stallo si registrano rapidamente. Ci manca il Far East – sintetizza il presidente di Abruzzo Sviluppo che per inquadrare il tema del sostegno ai piccoli, giustamente collega i nodi critici del sistema -. Dopo 39 anni dall’inaugurazione della Sevel possiamo dire di essere al “break even point” del gasparismo.

INVESTIMENTI IN INFRASTRUTTURE E L’IDEA DI UN’AUTORITÀ PORTUALE PER “AVVICINARE” L’ABRUZZO ALL’EUROPA

Dobbiamo decidere se vogliamo la grande industria. Come farla rimanere, come farla arrivare. Le esperienze delle Zes (Zone economiche speciali) ci insegnano che non basta ragionare di fiscalità o semplificazione di qualche procedura. Occorre collegarsi, diventare hub, ed è un lavoro di strategia e di approccio culturale, dove il decisore pubblico è solo uno degli attori, magari committente, iniziatore o cabina di regia. E così che l’Abruzzo – sottolinea Cianciotta – quasi per caso scopre di avere delle buone strade, le autostrade nord-sud ed est-ovest, gli interporti (anche se al momento quello di Avezzano è occupato dalla Protezione Civile) e i porti. Occorrono decisione e strategia. Come i cinesi, ai quali la miopia europea ha regalato il Pireo anni fa, dopo aver acquisito il controllo di Valencia, Bilbao, Bur Said, Alessandria, Haifa, Gibbuti, hanno investito su Rotterdam e Suez perché capiscono il valore della piattaforma. Come oggi Amazon e Ikea, che governando le piattaforme, gestiscono il flusso di tutti gli altri e come la storia peraltro già insegna, se pensiamo all’Inghilterra che da terra di pastorizia si trasformò in impero grazie ai presidi fisici che diventavano poi gli snodi della finanza e delle assicurazioni, i “gatekeeper” con cui ridefinire il concetto stesso degli spazi». Investimenti in infrastrutture e l’idea di un’autorità portuale per compensare l’assenza di collegamento ad alcun corridoio europeo perché «104 tavoli di crisi d’impresa, negli ultimi cinque anni dall’Abruzzo, sono il segnale dell’urgenza di un grande disegno». Cianciotta parla con le carte sul tavolo per sbloccare circa 12 milioni di finanziamenti per un nuovo bando per le Pmi. Che è il compito se non principale, più noto della società regionale, «nata sul solco dei piani europei 2007-2013, come progetto pilota con 9 milioni – ci ricorda Elena Tiberio, responsabile in Abruzzo Sviluppo dell’Area ricerca & innovazione e trasferimento tecnologico, strumenti finanziari, microcredito, sviluppo e servizi per il lavoro, creazione di impresa, ricerca applicata e università – allo scopo di uscire dalla logica assistenziale e aprire la pagina delle tecniche di ingegneria finanziaria che ci hanno permesso, in sei anni, di finanziare 4.500 imprese ed erogare circa 60 milioni».

LA NOMINA “FUORI SCHEMA” DI STEFANO CIANCIOTTA ALLA GUIDA DI ABRUZZO SVILUPPO

Racconta e spiega Tiberio nel ripercorrere una storia che, da pilota, si è trasformata in modello per altri. «Raffinando sempre più lo stile dell’intervento, come il bando che ha riservato risorse alle imprese che, risultate virtuose a un primo accesso ai fondi, si impegnavano a stabilizzare una risorsa». Attività che crea legami ad esempio con la Caritas o un forte, abituale collegamento con la Guardia di finanza, che ha permesso un «fondamentale know-how in tema di fondi strutturali europei – aggiunge Gianluigi Di Martino, responsabile dell’Area pianificazione, programmazione e competitività, marketing territoriale, promozione industriale, programmazione negoziata, sistemi aggregativi, poli di innovazione, reti di imprese, internazionalizzazione, assistenza tecnica dei fondi europei nazionali e regionali e della divisione informatica -», che interviene sull’altro grande braccio operativo della Spa regionale, cioè «la consulenza e assistenza all’ente Regionale per il quale, assistiti da team di professionisti esterni, rappresentiamo il mezzo per la programmazione, la gestione, il controllo e le certificazioni relative all’accesso ai fondi». Una grande trasversalità e flessibilità di sguardo, capace di impattare le grandi burocrazie, come le esigenze del piccolo esercizio, mettendo sempre dentro, con ottica da studiosi, un ampio spettro di fattori. «Come nel caso dell’operazione di marketing territoriale targata Napoli Calcio/Castel di Sangro – afferma Cianciotta -, dove bisogna apprezzare il potenziale di 80 milioni di contatti nel mondo, tanti sono quelli collegati in rete dall’interesse per la squadra, alla fisionomia industriale e al potenziale implicito nella sensibilità della proprietà, alle ragioni della scelta di quel territorio, che ha compiuto scelte pratiche e urbanistiche di grande intelligenza». Cianciotta ci racconta di essere lusingato, ma ancora un po’ sorpreso per la sua nomina “fuori schema”, voluta fortemente dal governatore Marsilio, ma che sta incontrando l’apprezzamento dagli ambienti più vari. Ci anticipa qualche bella idea per l’immediato futuro ma forse, soprattutto, ci testimonia che questo “fuori schema” è al momento un bisogno vitale. Perché l’Abruzzo (e il Paese) per esprimere (e per salvare) il suo potenziale, per risolvere le mille piccole cose, dietro ognuna delle quali ci sono tante vite, deve pensare in grande. Molto in grande.