a cura della redazione
Al via la seconda edizione del Premio Parete per tramandare la testimonianza di Ermando Parete, sottufficiale della Guardia di finanza reduce del campo di sterminio di Dachau e venuto a mancare nel 2016.
IL CONVEGNO, A MAGGIO, PER PORTARE AVANTI LA TESTIMONIANZA DI ERMANDO PARETE E LA SECONDA EDIZIONE DEL PREMIO A MILANO
Sarà proprio la Caserma Ermando Parete della Guardia di finanza a ospitare, il prossimo maggio e a un anno dalla sua inaugurazione/intitolazione, il convegno per ricordare la figura del sottufficiale delle Fiamme gialle reduce del campo di sterminio di Dachau e scomparso nel 2016. In questi giorni l’Associazione Premio Parete, presieduta dal figlio Donato Parete, con il contributo del Comando provinciale della Gdf, guidato dal colonnello Vincenzo Grisorio, e della Provincia di Pescara, sta definendo gli ultimi dettagli per l’evento che si terrà nel capoluogo adriatico. «Vogliamo portare avanti la testimonianza di mio padre – spiega Donato Parete -, continuare a farla conoscere ai ragazzi di oggi, insieme con una visione positiva del futuro. Visione da lui stesso promossa quando era ancora in vita, attraverso un instancabile impegno nelle scuole di tutta Italia. Chiamato a raccontare la terribile esperienza, trovava il modo di sottolineare sempre il valore della cultura tecnico-scientifica, considerandola alla base dello sviluppo e del progresso di ogni Paese.
UNA BORSA DI STUDIO PER L’EDIZIONE 2018 DEL PREMIO PARETE
All’appuntamento pescarese prenderanno parte rappresentanti delle istituzioni e relatori di valore nazionale, occasione anche per presentare il Premio disegnato dagli allievi dell’Università europea del design di Montesilvano (Pescara) e comunicare, in anteprima, il nome del vincitore della seconda edizione, che si terrà a Milano». Nel 2017, il riconoscimento è andato a Marco Carrai, imprenditore e manager fiorentino, con la seguente motivazione: “Ha dimostrato, mettendo al centro la storia, la cultura e una spiccata sensibilità, una grande capacità di aggregazione, interesse e attenzione per i rapporti tra la nostra nazione e Israele”. «Quest’anno, il consiglio direttivo dell’Associazione – aggiunge Parete – sta valutando una rosa di nomi tra i quali verrà scelto il premiato. Sono personalità di spicco, accomunate da qualità come l’eccellenza, il prestigio intellettuale, il dinamismo, l’integrità, l’indipendenza… In più abbiamo voluto istituire una borsa di studio che sarà assegnata a uno studente meritevole, simbolico passaggio di testimone verso le nuove generazioni».
LA STORIA DI ERMANDO PARETE
All’età di 20 anni, Ermando Parete (15 febbraio 1923), originario di Abbateggio (Pescara), si arruola nel Corpo della Guardia di finanza. Dopo il normale addestramento viene inviato a combattere in territorio jugoslavo. L’armistizio dell’8 settembre 1943 coglie i soldati in condizioni di sbandamento generale. Parete si unisce ai partigiani, con l’intento di attraversare il confine e far ritorno a casa. A Cimadolmo (Treviso) viene catturato dai repubblichini, che gli propongono di passare tra le loro fila. Il suo rifiuto, mantenendo fede al giuramento delle Fiamme gialle, lo condanna alla prigionia nel campo di sterminio di Dachau. Con il numero 142192 tatuato sul braccio sinistro, è assegnato alla manutenzione e riparazione dei tracciati ferroviari, con turni di lavori forzati anche di 12 ore al giorno. Subisce le minacce, le violenze e le torture dei soldati tedeschi, che lo sottopongono anche a esperimenti “scientifici”, tra cui la terribile prova, dall’esito spesso letale, dell’ibernazione: un’immersione in acqua gelida per studiare il grado di resistenza di un essere umano al freddo. Il 29 aprile 1945 viene liberato dalla Settima armata americana. Arrivato a pesare appena 29 chili, con le poche forze rimaste, riesce comunque a raggiungere il suo paese natale in Abruzzo. Un cammino, lungo la Penisola, durato 37 giorni e 36 notti. Al termine della Guerra rientra in servizio nel Corpo della Guardia di Finanza fino al congedo, nel 1969, con il grado di vicebrigadiere. Da allora si adopera per non disperdere le testimonianze sugli orrori dell’Olocausto. Il racconto della sua esperienza è protagonista di convegni, seminari, dibattiti organizzati da scuole e associazioni in tutta Italia, fino alla sua morte, nel gennaio del 2016, a 93 anni. Nel 2017, è stata a lui intitolata la nuova caserma della Guardia di finanza che sorge sulla riviera sud di Pescara.