di Luciana Mastrolonardo
Sono ben 14 le cooperative di comunità costituite nella nostra regione negli ultimi tre anni. Un primato che fa ben sperare per una nuova valorizzazione dei territori interni.
IN ABRUZZO SONO NATE, DAL BASSO, BEN 14 COOPERATIVE DI COMUNITÀ
Chi pensa che oggi l’Italia non abbia futuro, perché accartocciata su sé stessa e sui suoi antichi fasti, dovrebbe fare un giro nell’Abruzzo vero, quello interno, dove la rivoluzione dal basso ha il nome di semplici cittadini innamorati del proprio territorio. Qui si sono costitute, negli ultimi tre anni, ben 14 cooperative di comunità a partire dagli abitanti, che hanno deciso di fare impresa partendo dal capitale naturale per difendere e valorizzare il bene comune più grande che hanno: il paesaggio culturale in cui sono nati. E come in un grande sogno collettivo, le “piccole” cooperative di comunità, dei “piccoli” borghi d’Abruzzo hanno deciso di unire le forze e formare la Rete dei borghi cooperativi, condividendo l’idea che uniti si possono dare risposte concrete ai territori che hanno subito anni di spopolamento, ripetuti terremoti e altre calamità. La paura di scomparire e la voglia innescare sviluppo si vanno a incanalare in energia collettiva, per fare impresa attraverso il protagonismo dei cittadini. L’obiettivo della Rete dei borghi è trasformare le difficoltà in opportunità, lavorare in modo attivo per il proprio territorio. La spinta è arrivata da Confcooperative, che a livello locale ha fatto un gran lavoro per stimolare le comunità. Il suo presidente regionale Massimiliano Monetti ha girato l’Abruzzo, incontrato gli abitanti e riscontrato grande energia e voglia di fare, per dare un futuro migliore ai territori delle aree interne, dopo l’approvazione della legge Regionale numero 25/15, che istituisce le cooperative di comunità.
MASSIMILIANO MONETTI, PRESIDENTE DI CONFCOOPERATIVE ABRUZZO: «FARE SISTEMA TRA LE COOPERATIVE PER SCAMBIARE ESPERIENZE»
«Il valore aggiunto della Rete dei borghi cooperativi – ha sottolineato Massimiliano Monetti – è quello di fare sistema tra le cooperative, per collaborare, scambiare esperienze, turisti, occasioni e dar vita a una visione unica di sistema». A livello nazionale Confocooperative ha dato impulso alla nascita delle cooperative di comunità con un bando, che ha assegnato un contributo per le spese di costituzione e poi ha erogato finanziamenti a tassi agevolati fino a 30mila euro. Grazie all’attivismo degli abruzzesi la nostra regione è oggi prima in Italia per numero di cooperative di comunità e altri borghi si stanno muovendo per costituire nuove imprese comunitarie. E così, a inizio dello scorso luglio, i comuni, i loro sindaci e i rappresentanti delle cooperative di comunità si sono riuniti a Fontecchio (L’Aquila), nel suggestivo contesto del Centro visita del capriolo, per firmare il documento che segna la nascita in Abruzzo della Rete dei borghi cooperativi: un patto di collaborazione e condivisione di intenti tra le cooperative già costitute nella regione, istituendo di fatto un innovativo attore economico per le aree interne, con la possibilità di svolgere un ampia gamma di servizi e attività. I cittadini si sono organizzati in impresa per rispondere ai bisogni degli abitanti, che costituiscono la base attiva della cooperativa stessa.
LA RETE DEI BORGHI COOPERATIVI, UN VERO E PROPRIO LABORATORIO DI CITTADINANZA ATTIVA
Si riapre l’emporio del paese (diseconomico per un qualunque privato), si istituisce la spesa a domicilio (utile per le fasce deboli), si gestisce dall’interno il trasporto scolastico dei bambini e degli anziani, si valorizzano i prodotti agroalimentari del territorio e i servizi legati all’ospitalità e al turismo, si iniziano a gestire in maniera ottimale le risorse forestali. I borghi sono laboratori di cittadinanza attiva: si va dal piccolo, ma celebre Santo Stefano di Sessanio (L’Aquila), che punta alla risoluzione dei problemi di un micro comune di 113 abitanti valorizzando i servizi legati al flusso turistico, a Tollo (Chieti), con i suoi 4.122 abitanti, abituato alla cooperazione intorno alla risorsa dei suoi vitigni e delle sue cantine. Ci sono borghi come Tufillo (Chieti), 404 abitanti, che sta lavorando sul recupero del paesaggio degli uliveti, attivando il frantoio del paese e un’ospitalità diffusa, e Pizzoferrato (Chieti), che con i suoi 1.103 abitanti ha dato vita a un marchio di qualità per i prodotti locali e che gestisce una pompa di benzina auto rifornita dagli abitanti e il piano neve comunale. Ci sono borghi dell’aquilano, come Corfinio, 1.052 abitanti, che sta lavorando sul patrimonio turistico e archeologico, partendo dalle ricette tipiche dei popoli italici, Prezza, (L’Aquila) 952 residenti, che parte dalla valorizzazione dei prodotti locali come vite e carciofo, Fontecchio (L’Aquila), 357, con il progetto casa-bottega, ispirato alla configurazione stessa del paese, Collelongo (L’Aquila), 1.196, con un progetto che coinvolge anziani e bambini, Barrea (L’Aquila), 713, che gestisce un impianto fotovoltaico e un albergo diffuso, Campo di Giove (L’Aquila), 1.052 abitanti, che sta lavorando su compostiere di comunità, e Anversa degli Abruzzi (L’Aquila), 340, che lavora sui servizi sociali da assicurare alle comunità e su nuovi progetti che valorizzino le potenzialità del patrimonio materiale, culturale e sociale.