di Andrea Beato
L’azienda Apio, formata da giovani abruzzesi e marchigiani, ha lanciato da pochissimo sul mercato Trusty che traccia, attraverso blockchain, le produzioni agroalimentari di qualità. Per un rapporto di totale fiducia tra imprese, consumatori e i diversi protagonisti della filiera.
TRUSTY: LA BLOCKCHAIN APPLICATA AL FOOD DI QUALITÀ
Uno strumento facile e veloce per garantire la completa trasparenza delle eccellenze agroalimentari. Trusty (www.trusty.id) il nome scelto. Il prodotto è stato interamente sviluppato da Apio, società con sede a Santa Teresa di Spoltore (Pescara) che si occupa di accompagnare le aziende nella loro trasformazione digitale. «Trusty – spiega Lorenzo Di Berardino, co-fondatore e ceo di Apio – rappresenta la piattaforma aperta e interoperabile che propone un vero e proprio cambiamento culturale». Alla base del suo funzionamento, la blockchain. «Negli ultimi anni, come Apio, abbiamo maturato una grande esperienza in questo ambito diventando un punto di riferimento a livello europeo nell’applicazione, ad esempio, dell’innovativa tecnologia alla rete elettrica. Con il progetto “Prosumer Chain”, insieme ad Areti (società del Gruppo Acea) e Indra, ci siamo posti l’obiettivo di rendere l’energia digitale e condivisibile, ottenendo anche il supporto del centro ricerca nazionale Enea. Abbiamo creato una struttura in grado di interagire con impianti fotovoltaici, analizzatori di consumo e sistemi di storage. Una soluzione che può essere installata su un server locale e integrarsi con gli apparati energetici di un utente, trasformandosi in un “wallet” che certifica e converte i valori letti in “energia digitale” e condivisa con altri utilizzatori». E la blockchain può essere un valore aggiunto non solo nei settori delle “commodities” e della finanza, di cui tanto si sente parlare, ma anche del food.
COMUNICARE LA STORIA DELLA PROPRIA AZIENDA AGROALIMENTARE E DEI PRODOTTI ATTRAVERSO TRUSTY
«Stando in Abruzzo, territorio vocato all’agricoltura, all’allevamento, ricco di prelibatezze culinarie – continua Di Berardino -, ci è venuto in mente di accostare tutto ciò al mondo del cibo. Le abitudini stanno rapidamente cambiando. I consumatori classici e, ancor di più, i Millennials e la Generazione Z dimostrano di essere sempre più attenti all’acquisto consapevole: davanti allo scaffale, il 70% dei “nuovi” clienti ricorre a internet per cercare informazioni maggiormente dettagliate sull’articolo scelto». Il web come fattore che guida la spesa, con indicazioni che possono però essere frammentarie e chissà quanto veritiere. «Cresce la preferenza per chi impiega materie prime e ingredienti top, chi è attento alla salvaguardia dell’ambiente, lavora secondo una certa etica… Attraverso Trusty vogliamo radunare i migliori “player” che credono nel fare bene le cose, magari mettendo pure in secondo piano il profitto; fornire un mezzo “open” e “free” per dare ai produttori l’opportunità di comunicare ciò che fanno nella più assoluta trasparenza e agli acquirenti il modo di raccogliere dati da una fonte autorevole, per comprendere meglio ciò che finisce nel carrello e poi nel piatto». Un link “end-to-end” costruito sull’apertura, sulla chiarezza dei soggetti e dei passaggi che intervengono nella filiera.
COME FUNZIONA TRUSTY PER IMPRESE E UTENTI. DALL’ISCRIZIONE GRATUITA ALLE DIVERSE FUNZIONI A DISPOSIZIONE
Quali i meccanismi principali? «L’accesso è gratuito per tutti. Le imprese iscritte gestiscono un’interfaccia backend con la possibilità di caricare contenuti, immagini e documenti. Dall’insieme scaturisce una sorta di pdf complessivo associato a un preciso codice alfanumerico, una marca temporale per un bollino informatico unico, comprovato e legalmente valido. I compratori finali, grazie alla scansione di un qr code posizionato sul packaging degli alimenti, arrivano a conoscere la storia che c’è dietro ogni referenza: fasi, luoghi, note nutrizionali, allergeni…». Trusty si pone così come contributo fondamentale per evitare eventuali tentativi di contraffazione delle merci (il cosiddetto “italian sounding”), per aiutare a migliorare i rapporti contrattuali in quei canali di vendita dove è il prezzo a farla da padrone, perfezionare i processi produttivi, alzando gli standard; idoneo per segmentare il proprio “pubblico” secondo determinate variabili (sesso, età, provenienza, gusti, chiaramente in forma anonima), organizzando campagne mirate di marketing e comunicazione. «È da questi servizi aggiuntivi, presentati in pacchetti di abbonamento alla maniera di Spotify, che viene tratto guadagno. Adesso il proposito è raggruppare, entro la fine del 2020, 100 società nazionali sinonimo di grandissima qualità e qualche ristorante che sposa la nostra filosofia, per chiudere il cerchio. Stiamo pensando di costruire dei menu ad hoc, in cui le pietanze saranno totalmente tracciate». Più a medio termine, invece, l’ipotesi di integrare la funzione e-commerce, per offrire l’opportunità di ordinare e ricevere direttamente a casa le bontà autenticate con Trusty.
Per leggere la versione integrale dell’articolo, passa in edicola e acquista Abruzzo Magazine.