di Federico Niasi
Sei formati classici realizzati da Verrigni per la linea di pasta del famoso grande magazzino di lusso, mettendo ben in evidenza il “made in Abruzzo”.
IL PASTIFICIO ABRUZZESE VERRIGNI PRODUCE LA PASTA PER HARRODS
Altro che Brexit! Quando si tratta di scegliere i migliori prodotti gastronomici e mangiare sano, gli inglesi hanno le idee chiare e puntano al “made in Italy”, al “made in Abruzzo” in questo caso. È il caso della pasta Verrigni, da inizio dello scorso novembre in vendita sugli scaffali di Harrods. Proposta in un sobrio, ma allo stesso tempo elegantissimo packaging, che ben mette in evidenza origine e tipologia di lavorazione: “Italian durum-wheat pasta – si legge in etichetta – created in the town of Roseto in the Abruzzo region of Italy using the traditional bronze-die method”. Sulla confezione campeggia il logo del grande magazzino di lusso londinese, appartenuto per molto tempo a Mohamed Al-Fayed e poi venduto, nel 2010, alla Qatar Holding per la cifra record di 1,5 miliardi di sterline (circa 1,7 miliardi di euro).
HARRODS E I SEI FORMATI DI PASTA FIRMATI VERRIGNI
L’accordo con l’insegna di Brompton Road è un ulteriore successo raggiunto dall’azienda abruzzese, fondata da Luigi Verrigni nel 1898: «Lavoriamo da anni con un importatore, La Credenza, con il quale abbiamo fatto molte operazioni di alto livello, arrivando anche a degli hotel che avevano la supervisione dello chef stellato Moreno Cedroni. Stavolta ci ha proposto la partnership con Harrods – afferma Francesca Petrei Castelli, titolare con Gaetano Verrigni del pastificio -, che aveva necessità di creare un prodotto di alta qualità a marchio proprio. Così abbiamo realizzato sei formati classici. Siamo molto soddisfatti, anche perché la creazione di questo progetto è totalmente rosetana e abruzzese, visto che il “vestito” lo abbiamo sviluppato noi con una società locale». Verrigni, 15 dipendenti e due milioni di fatturato, registra il 60% di esportazioni soprattutto in Giappone, Stati Uniti e Canada: «Usiamo solo grano italiano e puntiamo a crescere commercialmente, per poi magari procedere a nuove assunzioni e contribuire a far crescere altri comparti del settore agricolo, visto che siamo trasformatori».