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LA PASTA TUTTA D’ORO DI VERRIGNI PER IL MADE IN ITALY
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di Francesco Paolucci

Dal 1898 Verrigni preserva i modi e i tempi di una lavorazione tradizionale. Unico pastificio al mondo a trafilare in oro e in continua sperimentazione insieme a chef di tutta Italia, alla ricerca di nuovi formati.

VERRIGNI, UNA DELLE PASTE PIÙ AMATE DALLA RISTORIAZIONE ITALIANA

È una piccola griffe italiana della pasta, con alle spalle una lunga esperienza e una storia importante che inizia nel 1898. Oggi, davanti a sé, il pastificio Verrigni ha la ricerca continua e la sperimentazione. Francesca Petrei Castelli è il volto dell’antico pastificio che si incontra sulla strada prima di arrivare a Roseto degli Abruzzi (Teramo), a pochi chilometri dal mare. Una realtà imprenditoriale importante, i cui soci sono anche Gaetano Verrigni ed Eugenia Verrigni Petrei Castelli. «La lunga esperienza ci ha dato basi solide e conoscenze ormai acquisite. È da questa consolidata tradizione pastaia che nasce il nostro spirito di ricerca. La ricerca di nuovi formati, ma soprattutto di trafilature nuove». Nel 2009 Verrigni presenta ufficialmente la prima pasta al mondo trafilata in oro, metallo più duttile del bronzo, che restituisce una ruvidezza e una porosità differente alla pasta, un rilascio di amido particolare, un coinvolgimento del sugo maggiore, una consistenza ricercata, maggior profumo e croccantezza. «Chi ama sperimentare in cucina riconosce queste caratteristiche nella nostra pasta – continua Francesca Petrei Castelli -. Fondamentali, dunque, per la nostra innovazione sono le collaborazioni con gli chef. Ettore Bocchia, ad esempio, con la necessità di un formato veloce dalla cottura rapida, ci ha suggerito la ricerca in questa direzione e, così, abbiamo creato lo “Spaghetto al volo”. Lo chef che vuole una maggiore consistenza e masticabilità come Massimiliano Alaimo, assaggia lo spaghetto al volo, ci suggerisce di farne uno più robusto ed ecco che nasce il “Tridente al dente”. Poi c’è lo chef che ci chiede un formato contenitore alternativo al pacchero e noi creiamo il “Peperone di grano”, che il tristellato Enrico Bartolini propone al Mudec di Milano. Insomma, questa interessante collaborazione con il mondo della cucina ci ha permesso di diventare, negli ultimi anni, una delle paste più amate dalla ristorazione italiana».

VERRIGNI E LA FAMIGLIA VALENTINI IN DIFESA DEL “MADE IN ITALY”

L’origine certificata della materia prima e la sua qualità sono altri punti di forza dell’Antico pastificio Rosetano Verrigni. «Quest’anno per noi ricorre un anniversario importante ed è quello dei dieci anni di collaborazione con Francesco ed Elena Valentini, proprietari dell’omonima azienda agricola a Loreto Aprutino (Pescara) – afferma la Petrei Castelli -. Nel 2011, con Gaetano Verrigni, abbiamo iniziato questa felice collaborazione con l’intento di dare una tracciabilità precisa, una filiera chiara a difesa del Made in Italy. In più, a breve, ci sarà un’ulteriore evoluzione con l’inserimento di un’altra tracciabilità, che è quella del grano proveniente dai 112 ettari di terreno della mia azienda agricola di famiglia “Solagnone”, a Pineto (Teramo)». Francesca Petrei Castelli rappresenta la sua azienda con energia e allegria, non nasconde l’amore per il territorio e fa della tracciabilità non solo un discorso qualitativo, ma anche un argomento di sensibilizzazione sul valore della materia prima italiana, sul chilometro zero e la conoscenza del grano che si lavora prima nel mulino e poi nel pastificio. «Con Gaetano e Francesco Paolo Valentini c’è stato il desiderio di difendere la nostra agricoltura. Posso dire, con certezza, che siamo stati tra i primi, anni fa, a lottare per il Made in Italy». Si percepisce tutta la volontà della guida Verrigni di raccontare la storia del pastificio con schiettezza e professionalità. «Vogliamo far conoscere la nostra storia di eccellenza e duro lavoro il più possibile alle persone che incontriamo, sia all’utente domestico sia al ristoratore. Bisogna far capire quanto lavoro c’è dietro. Per questo. da un anno, ci avvaliamo della prestigiosa figura come direttore commerciale di Giuseppe Muscella che, oltre a essere un grande professionista, è un grande amico al quale ho chiesto di darci una mano prima di godersi la pensione».

PUNTANDO SUL MADE IN ITALY, VERRIGNI SFIDA LA TRADIZIONE

La scelta di mettere alla guida del commerciale Muscella, figura di notevole esperienza, va sempre nella direzione della qualità. «Dallo scorso anno ricopro questo compito fondamentale, ma già seguivo da tempo, con attenzione, l’escalation di Verrigni – spiega Muscella -. Quando ho cominciato il mio lavoro qui, mi sono trovato in mano un percepito davvero importante, a conferma di un lavoro fatto bene negli anni. Credo, inoltre, che sia vincente la scelta di seguire principalmente la strada della ristorazione senza disdegnare, però, il mercato domestico con una linea più accessibile, ma sempre di alta qualità. Questa è la forza: un prodotto che segue la stessa mentalità per le linee trafilate in oro e per quelle trafilate in bronzo. Posso dire che con una rete vendita appropriata, considerata la pandemia dalla quale speriamo di uscire il prima possibile, stiamo avendo risultati importanti, soprattutto nel mondo della ristorazione». Attenzione alla sostanza, ma anche alla forma. Il packaging è ricercato e rispecchia l’anima concreta ed elegante del pastificio, con attenzione pure alla sostenibilità. «Una delle nostre caratteristiche più note è la cura delle nostre confezioni regalo, strenne aziendali – sottolinea ancora Francesca Petrei Castelli -. Il nostro “Scrigno bianco Spaghettoro” è stato, qualche anno fa, il regalo di Cartier a Roma per i cento migliori clienti. Adesso abbiamo appena finito di confezionare lo scrigno personalizzato per un famoso ristoratore romano. Sarà un regalo per gli ospiti, in occasione dell’inaugurazione del suo nuovo locale nella capitale». Per Francesca Petrei Castelli la pasta è buonumore e convivialità: questo approccio è esteso alla modalità di lavoro, alla comunicazione, al marketing, a tutto… Perciò il pastificio Verrigni sembra non aver paura di osare nella tradizione della pasta, superare le forme e stimolare lo scambio, la ricerca, l’elogio e la critica.

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