di Andrea Beato
A Verona, per Vinitaly 2018, le celebrazioni per i 50 anni della doc, con un ricco programma di eventi. Indiscusso protagonista il Montepulciano d’Abruzzo: prodotto unico, sempre più presente nei mercati mondiali, che si scopre composto di tante anime. Molteplici sfumature quante sono le particolarità del territorio abruzzese. Vi raccontiamo le giornate della manifestazione attraverso realtà che, ogni giorno, contribuiscono a rendere grande e riconoscibile il nostro vino.
LA STORIA, NIKO ROMITO E IL GRAN GALA
Il Consorzio tutela vini d’Abruzzo ha festeggiato a Vinitaly 2018 il cinquantesimo anniversario della denominazione con tre eventi principali: una degustazione esclusiva, con i più importanti curatori delle guide enoiche nazionali per raccontare l’evoluzione del Montepulciano, un pranzo con lo chef stellato Niko Romito e una serata celebrativa al Palazzo della Gran guardia in piazza Bra a Verona. In fiera, in un’area di più di 1.500 metri quadrati, hanno partecipato 46 produttori, con oltre 100 aziende rappresentate nello spazio dell’Enoteca regionale e più di 400 etichette in assaggio. «Il favorevole momento commerciale – ha sottolineato Valentino Di Campli, presidente del Consorzio -, insieme con l’evoluzione dei consumi e dei mercati, ci impone nuove scelte per tutelare al meglio il valore della doc. L’Abruzzo è quindi maturo per l’adozione dei contrassegni di Stato (a partire dal prossimo dicembre, ndr), completando così l’azione di controllo delle produzioni, attuata dall’organismo di certificazione».
IL BIOLOGICO E LE NUOVE ETICHETTE JASCI
Tre generazioni e una ricerca per ottenere la qualità assoluta in ogni bottiglia. La passione per il vino è nata negli anni Sessanta con nonno Pasquale e sua moglie Maria, poi trasmessa al figlio Giuseppe e alla consorte Irma, per una pionieristica svolta bio già a partire dal 1980 (tra le primissime realtà in Italia a optare per questa scelta), e oggi con il nipote Donatello Jasci e la sua signora Piera. Azienda e terreni localizzati nel cuore dell’area vastese, a un’altitudine compresa tra i 100 e 200 metri sul livello del mare, quota export che supera il 70%, verso Paesi come Stati Uniti, Giappone, Cina, Centro-Nord Europa, e 650mila pezzi prodotti ogni anno. Montepulciano d’Abruzzo, Trebbiano, Pecorino, Chardonnay e Cabernet trasformati sapientemente in autentiche eccellenze. Filo conduttore il biologico, che significa, in primis, escludere sostanze chimiche di sintesi in ogni fase lavorativa, ma soprattutto abbracciare valori fondamentali come sincerità, tradizione e genuinità. Nel corso dell’edizione 2018 di Vinitaly, Jasci ha anche presentato le nuove etichette serigrafate con il marchio della cantina a vetro. Un restyling frutto della collaborazione con Spazio Di Paolo, studio creativo pescarese, perché l’immagine vuole la sua parte e il consumatore è sempre più attento pure a questi aspetti. Il prossimo futuro si chiama “senza solfiti”, progetto cominciato da tre anni e adesso pronto a sbarcare sul mercato, principalmente sotto forma di Montepulciano d’Abruzzo doc: per un gusto marcatamente straordinario, sfumature olfattive e gustative del tutto particolari.
TENUTA TRE GEMME TRA TRADIZIONE E SOCIAL
La storia di Tenuta Tre Gemme e dei suoi vigneti inizia attorno alla prima decade del 1800. Oggi prosegue con le due sorelle, Carla e Anna Perrucci, che vivono e lavorano in Abruzzo. Una tradizione familiare che si evolve, creando un brand esclusivo e selezionando solo il meglio della produzione. L’ispirazione per il nome della Tenuta viene da un antico santuario che sorge a Catignano (Pescara), proprio al confine con la proprietà. Sul portale d’ingresso un bassorilievo di Sant’Anna con in braccio la Madonna bambina. Sulla scultura tre fori, alloggiamenti di pietre preziose perdute, che rappresentano la chiarezza dell’intelletto, la forza del cuore e il legame con la terra. A questo si aggiunge una visione d’impresa moderna, che porta a 11 referenze per 3 linee di etichette: Dedica, Versi diVini e Santirene. Le bottiglie Dedica vengono proposte con la matita Perpetua, 100% made in Italy e composta per l’80% da grafite riciclata. Grande anche successo sui social, con più di 12mila “Mi piace” sulla pagina Facebook.
NIC TARTAGLIA: NOVITÀ E CANADA
Si presenta a Vinitaly per la seconda volta, quest’anno anche dopo il battesimo tedesco al ProWein di Düsseldorf. Il giovanissimo Nic Tartaglia è la quinta generazione di una famiglia da sempre dedita al vino nel territorio di Alanno (Pescara): dieci ettari che, entro la fine del 2018, diventeranno almeno 13. Intanto a Verona la linea base (Montepulciano, Cerasuolo e Trebbiano) si è arricchita con il Pecorino, nella prima annata di produzione del vigneto in pochissime bottiglie, solo 300. In più, le Riserve Bifolco, Cabernet Sauvignon 2015, barricato 12 mesi, e Selva delle Mura, versione Montepulciano che sarà lanciato sul mercato tra ottobre e novembre, a tre anni esatti dalla vendemmia. Questo il top di gamma della cantina, che anticipa la linea Io, in futuro affiancato dal Trebbiano. Chiude lo Chardonnay Mirvana. Tra le novità, l’apertura commerciale verso il Canada, principalmente Québec e, prossimamente, Ontario. E la distribuzione in Italia prosegue la sua buona espansione.
DOPO I PREMI, I VINI BIAGI PUNTANO SUL BIO
Ancora tanta la soddisfazione per il recente riconoscimento “tedesco” di Mundus Vini: Gran gold 2018 assegnato al Matteo Biagi Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Riserva docg 2009. Un premio straordinario, in uno dei più prestigiosi concorsi enologici al mondo, che incorona solo 33 top vincitori di Gran medaglie d’oro tra ben 7mila vini selezionati provenienti da 44 Paesi. E l’entusiasmo è continuato anche a Verona, con i 90 punti (sui 100 totali) portati a casa dal Colli aprutini igt Malvasia 2017, all’interno di “5 Star Wines – The book 2018”. Doppia gratificazione che ha quindi generato interesse aggiuntivo e contatti diversificati per i fratelli Biagi, Luca e Fabrizio, e il loro stand. Molti operatori del settore, appassionati, curiosi e amici pronti a degustare le etichette dell’azienda di Colonnella (Teramo). Intanto cresce la quota export, con obiettivo America, in particolar modo Canada, poi Europa, dove il primo mercato è rappresentato dalla Germania, seguita da Belgio e Olanda, e la scommessa Giappone. Pronta ad arrivare sul mercato la nuova linea bio, denominata Leysir e declinata in Montepulciano d’Abruzzo, Pecorino e Passerina. La realtà vitivinicola, certificata biologico in vigna già nel 1998 e adesso pure in cantina, sceglie così con decisione il percorso del naturale, indirizzando l’intera produzione verso tale approccio.
I VINI DEL CENACOLO DI CANTINA RAPINO
La prima partecipazione a Vinitaly per l’azienda agricola Rapino non deve trarre in inganno. E nemmeno la ancora giovane età di Emilio Rapino. Qui si parla di esperienza e di storia, sotto una duplice chiave di lettura. In primis quella dell’azienda, che nasce a inizio anni Settanta grazie a papà Rocco. Il passaggio di consegne è avvenuto un decennio fa, con la nuova generazione che si è rimboccata le maniche e impegnata per arrivare a una vera e propria valorizzazione dell’attività e del territorio. Una costruzione di appartenenza autentica e naturale. L’elemento del passato torna nella linea più rappresentativa: i vini del Cenacolo, dal convento situato nel comune di Francavilla al Mare (Chieti) in cui si riunivano celebri letterati, artisti e intellettuali. Ecco, quindi, il Montepulciano d’Abruzzo Francesco Paolo Michetti, il Cerasuolo d’Abruzzo Francesco Paolo Tosti e il Trebbiano d’Abruzzo Gabriele d’Annunzio. Prodotti “non filtrati”, dal carattere puro, unici nel loro genere. E in estate, a completare la proposta, in arrivo anche il Pecorino.
EXPORT E MONTONICO PER VINI LA QUERCIA
Quattro amici, Elisabetta Di Berardino, Antonio Lamona, Luca Moretti e Fabio Pedicone, che sul finire degli anni Ottanta diventano anche colleghi di lavoro. Un lavoro che si chiama Vini La Quercia e si trova a Morro D’Oro, nella provincia teramana. Oggi 55 ettari di vigneto, che si estendono anche in comuni dell’area come Notaresco, Cermignano e Bisenti, e circa 250mila bottiglie prodotte ogni anno. Dal 2005 l’apertura verso l’export, con Stati Uniti e, progressivamente, Centro e Nord Europa, Giappone, Cina, Canada… La nuova sfida è allargare gli orizzonti prendendo in forte considerazione i mercati emergenti dell’Est Europa e del Sud America. Questo albero bellissimo, solido e longevo si declina in 5 linee principali per 14 etichette: dai classici, che portano il nome aziendale, alla qualità di Primamadre, all’eccellenza di Mastrobono, alle Peladi ideali per le cerimonie fino agli autoctoni Santapupa. Chicca gli spumanti, in modo particolare il brut Pathos, prodotto solo con uve Montonico.